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Gli amici in Procura del comandante infedele

BAGNARA CALABRA Un uomo dai forti legami con gli ambienti che contano, Giuseppe Bellantone, il comandante della polizia municipale di Bagnara finito in carcere con l`accusa di corruzione, tentato pec…

Pubblicato il: 15/02/2013 – 20:03
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Gli amici in Procura del comandante infedele

BAGNARA CALABRA Un uomo dai forti legami con gli ambienti che contano, Giuseppe Bellantone, il comandante della polizia municipale di Bagnara finito in carcere con l`accusa di corruzione, tentato peculato e falso. È proprio la sua viva voce a rivelare i “rapporti” che più volte in passato gli avevano consentito di eludere indagini sul suo conto. Conversazioni intercettate dagli investigatori e il cui contenuto è riportato nell`ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Barbara Bennato. Bellantone parla con i conoscenti e rivela particolari inquietanti. Durante uno dei dialoghi captati dall`autorità giudiziaria, il comandante racconta a un uomo non identificato di essersi più volte “salvato dalla giustizia” in virtù di alcune amicizie che aveva stretto con persone collocate in “posti strategici”. Conoscenze che avrebbero consentito a Bellantone di conoscere in anticipo notizie sulle attività investigative a suo carico. I suoi contatti in Procura lo avevano aiutato in passato e avrebbero potuto aiutarlo anche adesso. Per questo raccomanda al suo interlocutore la massima riservatezza, relativamente a una non meglio chiarita circostanza illecita: «C`è chi vuole fare un`altra retata… che non ti sfugga una parola…mi raccomando… (…) manco per scherzo, che poi, mancu i cani… che poi a me mi spaccano il culo (…) che quello poi non mi dice niente più, che io tante cose nella vita mi sono salvato, perché in tempo me lo ha detto». Il comandante racconta delle sue entrature anche al cugino Vincenzo, evidenziando come proprio quei legami gli avessero permesso di uscire indenne da numerose attività di indagine: «Eh, apposta a me non mi hanno toccato mai… perché per servizio e assenteismo non mi hanno potuto fottere mai».
Bellantone – secondo il gip – sarebbe stato consapevole di agire in un consolidato sistema di malaffare e di un comportamento «connotato da una sistematica elusione delle leggi, assurto ormai a proprio habitus». In alcuni casi le parole del comandante sono chiarissime: «A volte io sapevo che gli altri fottevano qualcosa in più, ma facevo finta di niente, poi loro fottevano una patata in più, poi io me ne fottevo 100 in più, capito? Bisogna tenere l`equilibrio».
Non solo talpe negli ambienti giudiziarie, ma anche tangenti per la realizzazione di lavori pubblici. Una pratica che Bellantone avrebbe abbandonato solo negli ultimi sei anni, «allorquando era stato informato da una fonte certa interna alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria – non meglio identificata – dell`esistenza da parte dei carabinieri di Bagnara Calabra di un`indagine che lo avrebbe potuto riguardare», scrive ancora il giudice per le indagini preliminari. Sono ancora una volta emblematiche le conversazioni con il cugino, durante le quali il comandante della polizia municipale afferma esplicitamente di essere stato messo sotto inchiesta: «Sono arrivati esposti a me e Oriana, poi mi hanno chiamato dalla Procura, amici miei… vedi che sono arrivati esposti (…) vedi che c`è sto cornuto di maresciallo (…) sei anni che non prendo più niente».

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