Reggio attende il procuratore Ma cosa “blocca” il Csm?
Esattamente il primo febbraio scorso, una nota dell’Ansa dal titolo significativo (Ritardi nelle nomine, Napolitano “striglia” il Csm) richiamava il Consiglio superiore della magistratura alle sue re…

Esattamente il primo febbraio scorso, una nota dell’Ansa dal titolo significativo (Ritardi nelle nomine, Napolitano “striglia” il Csm) richiamava il Consiglio superiore della magistratura alle sue responsabilità evidenziando la mancata nomina del nuovo procuratore di Reggio Calabria.
Scriveva l’Ansa: «Troppi ritardi nella copertura di uffici giudiziari importanti. Il Capo dello Stato striglia il Csm e lo invita a dare un`accelerazione pena il rischio di ricadute negative sulla stessa amministrazione della giustizia. Il richiamo è contenuto in una lettera che Giorgio Napolitano ha indirizzato tre giorni fa al vice presidente del Csm Michele Vietti».
Seguiva una imbarazzata nota diffusa da Palazzo dei marescialli per assicurare «pronta adesione al sollecito del Capo dello Stato» ed ammettere che «già in altre occasioni» il capo dello Stato (che del Csm è il presidente) aveva posto la questione e, come in questa occasione, raccomandato la «tempestiva copertura» degli uffici direttivi e semidirettivi. «Posso rassicurare il Capo dello Stato che le sue riflessioni avevano già costituito oggetto di prolungato impegno, mio personale e della intera Commissione nel corso degli ultimi due mesi», garantiva, dal canto suo, il presidente della Commissione incarichi direttivi Riccardo Fuzio.
Fuzio si spingeva anche oltre: «Saranno una prova evidente di ciò proprio le nomine che saranno fatte dal plenum tra il 6 e il 7 febbraio prossimo. Per il pg di Palermo la scelta sarà tra il pg di Caltanissetta Roberto Scarpinato e l`ex consigliere del Csm Alberto Libertino Russo, sostituto procuratore generale in Cassazione. Mentre più complicata è la partita per la nomina del successore di Pignatone a Reggio Calabria, dove i candidati proposti dalla Commissione sono addirittura quattro: il procuratore aggiunto di Napoli Federico Cafiero De Raho (allo stato favorito visto che ha preso 3 voti), i colleghi di Reggio Nicola Gratteri e Michele Pristipino e il procuratore di Caltagirone Francesco Paolo Giordano, che hanno invece ottenuto un consenso ciascuno». Chiudeva l’intervento di Cosimo Maria Ferri, che senza girare intorno al problema diceva di «ritenere giustissimo» il monito di Napolitano al Csm e chiamava in causa anche l`Anm: «Magistratura indipendente da tempo segnala inefficienza e lentezza del Csm nel coprire posti direttivi delicati. Tra l`altro spesso i ritardi sono visti, a torto o a ragione, all`interno ed all`esterno della magistratura, come mancanza di accordi tra le correnti. Il Csm deve garantire trasparenza ed efficienza e va interrotto il corto circuito con l`Anm».
Risultato, due settimane dopo la “strigliata” di Napolitano e le rassicurazioni del presidente Fuzio, il Plenum del Csm continua a traccheggiare e non nomina il nuovo procuratore di Reggio Calabria. Perché? Cosa mai paralizza l’organo di “autogoverno” della magistratura sino a spingerlo a rischiare il conflitto con il Capo dello Stato? Inevitabilmente tanta paralisi finisce con l’autorizzare il fiorire di illazioni (almeno c’è da sperare che tali siano) sui contrasti in seno al Consiglio. Quante e quali gatte da pelare sono rimaste in riva allo Stretto per determinare una situazione così paradossale?
Si prova a capirlo seguendo il filo delle inchieste più scottanti che da mesi restano al palo: quella sui rapporti con la `ndrangheta del tesoriere della Lega Francesco Belsito, ad esempio. Quella su eversione nera e riciclaggio internazionale, per farne un altro. Il conflitto insorto con la procura generale sulle indagini relative ai finanziamenti ai gruppi del consiglio regionale. I fascicoli aperti sulla scorta delle nuove dichiarazioni di vari pentiti sul nodo massoneria-politica-`ndrangheta.
Con questo scenario diventano inquietanti i “rumors” che arrivano dai dintorni di Palazzo dei Marescialli. Sulla carta tutto dovrebbe essere pronto per la decisione finale. C’è un candidato che raccoglie il consenso di tre delle quattro componenti della magistratura italiana: Unicost, Movimenti e Magistratura Democratica si sono espressi per Cafiero De Raho. La quarta, Magistratura indipendente, indica un suo iscritto, Giordano. Infine i laici: quelli di sinistra spingono per Gratteri, quelli di destra per Prestipino.
Insomma sulla carta De Raho non dovrebbe avere problemi, a meno che non sia lui a rinunciare. E perché mai dovrebbe rinunciare? Qui sta il punto, e qui si scatenano i “si dice”. Narrano di pressioni indicibili perché l’attuale procuratore aggiunto di Napoli, l’uomo che ha condotto con successo e senza timori reverenziali (ne sa qualcosa l’ex sottosegretario Nicola Cosentino, detto Nick o ‘mericano) la lotta ai casalesi, rinunci alla nomina a Reggio in cambio di qualche altra prestigiosa poltrona. Magari quella di Bari che le vicende giudiziarie dell’attuale procuratore Laudati potrebbero presto rendere libera.
Sembra fantapolitica più che dietrologia. E tuttavia resta il fatto che sulla nomina del nuovo procuratore di Reggio si combatte, dentro e fuori da Palazzo dei Marescialli, una lotta senza esclusione di colpi.