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Riuniti i procedimenti contro l`ex consigliere Rappoccio

REGGIO CALABRIA Dovrà affrontare di fronte a un solo tribunale tutte le accuse formulate a suo carico l’ex consigliere regionale del gruppo “Insieme per la Calabria” Antonio Rappoccio, rinviato a giu…

Pubblicato il: 27/02/2013 – 16:23
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Riuniti i procedimenti contro l`ex consigliere Rappoccio

REGGIO CALABRIA Dovrà affrontare di fronte a un solo tribunale tutte le accuse formulate a suo carico l’ex consigliere regionale del gruppo “Insieme per la Calabria” Antonio Rappoccio, rinviato a giudizio per corruzione elettorale, dopo essere stato arrestato per associazione a delinquere, voto di scambio, truffa e peculato. Due inchieste che hanno viaggiato in parallelo, ma da oggi sono ufficialmente riunite in un unico procedimento. È quanto ha disposto oggi il presidente del Tribunale, Andrea Esposito, «per evidenti ragioni di connessione e di altrettanto evidenti ragioni di economia processuale» al termine dell’udienza tecnica necessaria per il disbrigo delle questioni preliminari come l’ammissione delle liste testi e la costituzione delle parti.
E saranno cinquantuno i testimoni che l’avvocato generale dello Stato, Franco Scuderi, che dopo l’avocazione del procedimento da parte della Procura Generale rappresenta la pubblica accusa, ha chiesto e ottenuto che si siedano a testimoniare di fronte al collegio presieduto dal giudice Esposito. Quasi un esercito, cui va aggiunta la corposa lista presentata dal legale di Rappoccio, Giacomo Iaria, che ha chiesto anche l’esame dell’imputato, ma – a detta di Scuderi – assolutamente necessario. «Qui – ha sottolineato Scuderi – siamo in presenza di una serie di reati che abbracciano un periodo temporale di circa cinque anni. I fatti spaziano dal 2007 alla fine del 2012 e si tratta di condotte di corruzione elettorale distinte che riguardano nel 2010, l’elezione dello stesso Rappoccio, nel 2011, l’elezione di un’altra persona al consiglio comunale, e fino all’agosto 2012, le manovre previe alle future elezioni politiche».
Una richiesta accolta dal Tribunale, che ha anche acquisito come «atti irripetibili» a causa della morte del dichiarante, tutte le dichiarazioni «in qualsivoglia forma siano state fatte» di Pasquale Tommasini, il principale accusatore dell’ex consigliere regionale, morto d’infarto qualche mese fa. Tommasini, ex presidente dell’Iride Solare Srl, una delle società al centro dell’indagine che ha coinvolto Rappoccio, non solo aveva fatto circostanziate denunce su quanto successo, ma aveva consegnato alla magistratura le schede che sarebbero state utilizzate per monitorare il voto dei disoccupati, a cui era stato promesso un posto di lavoro in cambio del voto. Verbali inizialmente espunti dal fascicolo del procedimento per ragioni tecniche, ma che comunque faranno parte delle prove che il Tribunale sarà chiamato a valutare.
Agli atti del processo, su richiesta di Scuderi, ci sarà anche il provvedimento con il quale i giudici del Riesame hanno confermato l`ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Pedone. Il Tribunale della libertà aveva negato la scarcerazione all’ex consigliere regionale, accusato di aver «callidamente perseguito un crimine odioso» grazie a una  «struttura organizzativa ideata e coordinata da Rappoccio che era fondata non solo su un mero progetto di captazione del consenso elettorale ma si sostanziava nella strumentalizzazione del bisogno occupazionale di migliaia di giovani elettori e delle rispettive famiglie attraverso il consapevole studiato utilizzo di uomini e mezzi in vista della creazione di una fittizia selezione concorsuale e rappresentando possibilità di lavoro apparentemente concrete».
Ma su richiesta del difensore dell’ex consigliere, agli atti del processo ci sarà anche il provvedimento con cui il Tribunale del Riesame ha giusto ieri concesso il beneficio degli arresti domiciliari al politico «posto che l`intervenuta sospensione del partito politico di appartenza del Rappoccio e la chiusura dei locali presso cui aveva la segreteria politica dello stesso comportano un`evidente attenuazione del pericolo di reiterazione».
Contro Rappoccio, si sono costituiti parte civile non solo la Regione Calabria e il Comune di Reggio Calabria, ma anche l’avvocato Aurelio Chizzoniti, primo dei non eletti a Palazzo Campanella, proprio dietro l’ex consigliere, e autore di una lunga serie di denunce che per lungo tempo hanno mantenuto accesi i riflettori sulla vicenda, ma anche i tanti ragazzi truffati con una promessa di lavoro inesistente in cambio del voto alle amministrative del 2010. Per l’accusa, è tramite concorsi fantasma banditi da alcune cooperative che Rappoccio e i suoi complici – Santo Surace, Maria Antonio Fedora Catanzariti, Roberta Arcidiacono, Luigi Mariani, Domenico Lamedica, Elisa Campolo, Consolato Occhiuto, Andrea Gullì, Santo Mandalari, Loredana Tolla, Emilio Domenico Tripepi e Francesco Antonio Verbaro – avrebbe consolidato la base elettorale che gli ha permesso per lungo tempo di sedere in consiglio regionale.
A riassumere l’intera vicenda è il gip Vincenzo Pedone, nel durissimo provvedimento con cui ha disposto il giudizio immediato a carico di Rappoccio, il quale «approfittando della grave crisi occupazionale in atto in questa Regione, ancor prima della campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale della Calabria, iniziava a prospettare concrete possibilità di lavoro presso cooperative strumentalmente costituite che, a suo dire, avrebbero dovuto operare in vari settori e, per ultimo, in quello fotovoltaico attraverso la cooperativa Alicante, la quale nel novembre 2008 bandiva un concorso “per la copertura a tempo indeterminato fino a 400 posti di varie categorie professionali, di cui 250 vincitori e 150 idonei in graduatoria, che prevedeva «l`assunzione dei vincitori” con un contratto individuale di lavoro» da parte di una multinazionale operante nel settore della produzione di energia alternativa».
«A tale concorso – aggiunge il giudice per le indagini preliminari –, gestito in un secondo momento dalla Iride Solare srl ed infine dalla Sud Energia, società create ad arte dal Rappoccio per continuare a proseguire i suoi fini illeciti e nel contempo fare sparire dalla scena quegli enti sui quai si erano appuntati i sospetti della stampa locale e le accuse del denunciante avvocato Chizzoniti, partecipavano 850 persone circa, cui veniva richiesto, in vista delle consultazioni elettorali del marzo 2010 per il rinnovo del consiglio regionale della Calabria, il proprio sostegno e quello di parenti e amici al Rappoccio, il cui successo veniva prospettato come elemento fondamentale per il raggiungimento dell’obiettivo della creazione dei posti di lavoro oggetto del bando. In particolare, ad ognuno dei partecipanti al concorso veniva consegnata una scheda, da restituire ai collaboratori-correi del Rappoccio, la sua segreteria, con l’indicazione degli elettori dei quali si assicurava il voto, l’ubicazione del seggio ed il numero della sezione elettorale».

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