“OPERAZIONE AZZECCAGARBUGLI” | Bancarotta ed estorsione, arresti eccellenti
REGGIO CALABRIA Nuova operazione della guardia di finanza – denominata “Azzeccagarbugli” – nel solco tracciato dalle indagini sull’entourage economico e societario dell’ex consigliere Pdl Dominique…

REGGIO CALABRIA Nuova operazione della guardia di finanza – denominata “Azzeccagarbugli” – nel solco tracciato dalle indagini sull’entourage economico e societario dell’ex consigliere Pdl Dominique Suraci, già arrestato dell’operazione “Sistema – Assenzio” e indagato anche in questo filone d’inchiesta. A finire in manette questa mattina è stata Brunella Fortunata Latella, ex titolare della società Doc Market, il cui fallimento è da tempo al centro delle indagini della Dda. Insieme a lei, ritenuta «amministratrice e vertice di riferimento del gruppo imprenditoriale riferibile alla sua famiglia, nonché centro decisionale delle manovre criminali», è stato arrestato il marito Gaetano Tomasello, mentre ai domiciliari è anche la giovane Gabriella Tomasello.
Ma nel mirino degli inquirenti sono finiti anche Damiano Viglianisi, intestatario fittizio di quote sociali e amministratore apparente della Gesi group, una delle società servite secondo gli inquirenti per svuotare il patrimonio della Doc Market e che l’ex consigliere pidiellino avrebbe gestito tramite la Fast group.
Un sistema complesso, formato da una costellazione di società e occultato da manovre cui avrebbero partecipato a vario titolo diversi colletti bianchi.
Su richiesta del pm Stefano Musolino e per ordine del gip Tommasina Cotroneo, sotto indagine e attualmente tutti agli arresti domiciliari ci sono anche avvocati, commercialisti e consulenti che nell’ipotesi della Procura avrebbero supportato la Latella e il suo gruppo nel percorso che ha portato al fallimento della società.
Per i magistrati, i noti legali reggini Carlo e Giuseppe Grillo avrebbero infatti fornito «indicazioni sulla modalità di redazione degli atti prodotti nella procedura e sui fittizi valori contabili, di stima dei beni e degli elementi costitutivi dei contratti di locazione». Spettava a loro, nell’ipotesi del pm Musolino, il compito di «coordinare e dirigere le attività degli altri consulenti (contabili, fiscali del lavoro e stimatori)», come il commercialista Francesco Creaco, tenutario delle scritture contabili della Doc Market fino alla presentazione del ricorso per l’ammissione alla procedura di fallimento, e Demetrio Serra e Vincenzo Scarcella, consulenti contabili delegati alla predisposizione delle relazioni contabili e della valutazione estimativa dell’impresa, insieme a Domenico Chirico, consulente del lavoro della Doc Market.
Una società, la Doc Market, il cui fallimento sarebbe stato pilotato attraverso una regia attenta e complessa, distribuita su più fasi. Allo scopo sarebbero infatti state costituite due newco, la Gesi Group – gestita al 45% da società riconducibili al gruppo Latella e per la restante parte da una società intestata a Senia Saloua, compagna di Suraci, reale dominus della Gesi – e la Gsc , progressivamente acquisita da Damiano Viglianisi, ritenuto testa di legno del gruppo imprenditoriale Latella, cui sono stati affittati due rami d’azienda della Doc Market, risultata così spogliata dell’intero patrimonio aziendale. Un affitto divenuto in seguito vendita, resa necessaria dal processo di decozione che la Doc Market stava attraversando nell’avviarsi al fallimento.
Un destino cui avrebbero contribuito anche investimenti immobiliari palesemente svantaggiosi, come l’acquisto da parte della Gabrem immobiliare srl, ugualmente riconducibile al gruppo Latella, di una villa e un magazzino privi del requisito urbanistico per l’utilizzo commerciale.
La Doc Market sarebbe quindi stata condotta sul lastrico con una manovra a tenaglia, che si sarebbe avvalsa delle competenze e delle professionalità di diversi professionisti, che per il pm «esponevano e riconoscevano passività inesistenti», così come «dapprima falsificavano, in tutto o in parte, i libri e le altre scritture contabili ed inoltre, agli stessi fini, li tenevano in maniera da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari».