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L`abbraccio della città al pm Lombardo

REGGIO CALABRIA «Qui a Reggio c`è una luce straordinaria, bisogna avere il coraggio di aprire le finestre. L`impegno che noi magistrati possiamo assumere è di aprirle ma voi dovete aiutarci come ci…

Pubblicato il: 18/03/2013 – 21:55
L`abbraccio della città al pm Lombardo

REGGIO CALABRIA «Qui a Reggio c`è una luce straordinaria, bisogna avere il coraggio di aprire le finestre. L`impegno che noi magistrati possiamo assumere è di aprirle ma voi dovete aiutarci come cittadini a tenerle aperte e non far sì che ci sia qualcuno che tenti quotidianamente di richiuderle». Il sostituto procuratore Giuseppe Lombardo è un uomo che sa pesare le parole. È abituato a interpretare quelle che ascolta in aula o in sede di interrogatorio, ha imparato a decifrare le sottili sfumature delle conversazioni intercettate – in dialetto e senza traduzione, perché così pretende che siano trascritte – che è chiamato ad analizzare. Ma il pm Lombardo è anche un uomo che le parole le sa usare ed è con un linguaggio semplice e diretto che si è rivolto ai tanti che oggi pomeriggio hanno risposto alla convocazione degli attivisti reggini e della provincia jonica del Movimento 5Stelle. A piazza Italia, di fronte a quel palazzo di governo della città sporcato dalle contiguità con le `ndrine che hanno portato al commissariamento, il magistrato che più di tutti sta portando sulle spalle il peso di inchieste che puntano a scoprire il volto vero – scomodo per molti, per troppi – di quella `ndrangheta reggina che sempre più si scopre impastata di massoneria e salotti buoni, si è lasciato circondare dai grillini. Un assedio pacifico e solidale per rispondere all`ennesima feroce intimidazione di cui il sostituto della Dda reggina è stato ancora una volta vittima. Non ci sono palchi né passerelle, niente tappeti rossi, ma solo qualche bandiera e un paio di cartelloni disegnati a pennarello. Non c`è l`antimafia più o meno ufficiale, i nomi noti dell`associazionismo impegnato, tanto meno blasoni istituzionali ma solo attivisti e cittadini comuni, che in un magistrato, che ha dimostrato più di una volta di voler fare il proprio lavoro fino in fondo, hanno visto una speranza di riscatto. Per la città. Per la cittadinanza tutta. Ma questo ha spiegato loro il pm – che per oltre mezz`ora si è lasciato tempestare di domande – non è lavoro di un singolo, ma una battaglia collettiva.
«Gli uffici di Procura devono utilizzare un metodo che è quello sognato e voluto, ma purtroppo poi non personalmente realizzato, da Giovanni Falcone. Se non si arriva a quel tipo di impostazione le risposte saranno sempre necessariamente parziali, perchè da soli non saremo mai in grado fisicamente di arrivare a risposte rapide e complete, quindi io spero – e non posso che avere certezze da questo punto di vista – che con il nuovo procuratore questo sarà il metodo da utilizzare». Un metodo di lavoro, per Lombardo, che significa «creare gruppi di magistrati che possano scambiarsi esperienze, conoscenze, ma soprattutto per arrivare a quella circolarità informativa che non crea obiettivi e non crea personalizzazioni». Una norma di sicurezza che sottrae al mirino delle `ndrine il singolo magistrato, ma che permette anche si allargare l`orizzonte delle indagini perchè basata «sullo scambio continuo di informazioni che trascende questa realtà territoriale, ma abbraccia anche territori lontani e situazioni che ormai vanno a consolidarsi anche all`estero».
Un fronte allargato. Una battaglia collettiva. Un metodo che già in passato – erano i tempi di Olimpia – è stato sperimentato con successo. «C`è stato un momento storico in cui i gruppi di lavoro ci sono stati, speriamo di poterli recuperare, perchè sinceramente non è facile gestire vicende processuali diverse contemporaneamente. Anche perchè il mio lavoro non è soltanto quello di rappresentare l`accusa nei processi».
È la quotidianità di un pm impegnato in innumerevoli dibattimenti, ma che al contempo gestisce e porta avanti indagini delicatissime e complesse – la pratica ancora aperta della Lega e i suoi legami calabresi, l`omicidio Scopelliti, quell`inchiesta che trascende il singolo fascicolo e punta a disegnare il volto della nuova `ndrangheta – quella che traspare dalle parole di Lombardo, che con una semplicità quasi disarmante sembra chiedere solo di essere messo in condizioni di lavorare. «Perché da qui a qualche anno i processi possano continuare è necessario fare un lavoro più complesso, più ampio, che è quello dell`investigazione. Se lo spazio dell`investigazione non c`è le risposte che meritate arriveranno troppo tardi».
Risposte che il pm Lombardo si è dimostrato più che in grado di dare e che la città – che oggi si è stretta attorno a lui – attende e pretende. Ma anche Reggio e i suoi cittadini – dice il sostituto – sono chiamati a fare la propria parte. «Chi vuol bene a questa città e a questa terra non può fare altro che rimboccarsi le maniche, non è più il tempo in cui possiamo aspettare che ci siano altri che lo facciano al posto nostro, perchè non ho mai conosciuto persone che possano incidere su un territorio difficile come questo come coloro i quali lo conoscono dalla nascita, lo hanno vissuto e ne hanno vissuto i problemi sulla loro pelle. Certo siamo pronti ad ascoltare tutti, tutti siamo in grado di contribuire, ma se non siamo noi a renderci conto che il futuro di questa terra dipende dai calabresi, siamo sinceramente lontani dal giorno in cui le risposte che qui ci attendiamo, arriveranno».
Collettiva dunque per il pm Lombardo deve essere una battaglia per il riscatto, che trascende dalle Procure e non si limita a queste. «Reggio – dice, dimostrando la passione per una terra che sconfina quasi nella missione – merita attenzione da parte di tutti. Io come magistrato cerco di lavorare al meglio per questo sbocco che ritengo possa arrivare, il resto tocca a voi. L`ho detto tante volte, noi magistrati liberiamo spazi di libertà, se poi non vengono occupati dalle persone come voi, ritorneranno nelle mani dei soliti soggetti a cui, a fatica, siamo riusciti a sottrarli. Non lasciamo che vanifichino il lavoro che siamo riusciti a fare, principalmente perchè il messaggio che ne deriva è un messaggio che non possiamo permetterci, cioè un messaggio di debolezza. E la forza è fare ognuno la propria parte fino in fondo. Io ho un ruolo, voi ne avete un altro. Non dobbiamo accavallarci, ma andare uniti nella stessa direzione».
Una direzione che magari permetta un giorno al pm Lombardo di allontanarsi – come ha fatto stasera – tenendo suo figlio per mano, ma senza la necessità di una robusta scorta a proteggerli. Una direzione che faccia sì che uomini come il pm Lombardo non abbiano più nulla da temere. (0080)

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