IN EDICOLA | Servizi in “camera”

I servizi segreti israeliani, decine di milioni di euro e l`incubo “grande fratello” che rischia di diventare realtà. Sono questi gli ingredienti della vicenda che divide i catanzaresi: il mega-progetto di videosorveglianza per fare del capoluogo calabrese la città più sicura del mondo. Protagonista indiscusso del controverso “Safe City” è un imprenditore lametino Vincenzo Saladino, capace di essere al contempo responsabile della cooperazione bilaterale Calabria-Israele, general manager Italia della multinazionale BunkerSec e, addirittura, anche se solo per l`ufficio stampa della Regione Calabria, console onorario d`Israele. Nessuno più di lui, quindi, potrebbe fornire spiegazioni sui 23 milioni che il Comune di Catanzaro ha deciso di investire per acquistare l`avanzatissima tecnologia israeliana. È proprio il quarantenne lametino, infatti, a firmare le 18 pagine depositate dalla multinazionale negli uffici di Palazzo De Nobili. Il caso degli “occhi” israeliani, ha promesso il sindaco Sergio Abramo, verrà presto discusso in consiglio comunale. Chissà se l`aula riuscirà a fare chiarezza su questo strano fil rouge tra Catanzaro e Tel Aviv. Magari potrebbe invitare a partecipare Vincenzo Saladino nella sua veste di diplomatico oppure sotto le insegne della Regione, come responsabile della cooperazione tra le due nazioni o, infine, come manager della BunkerSec. (0080)

(L`articolo completo “Servizi in camera”, a firma di Gaetano Mazzuca, è pubblicato sul numero 93 del Corriere della Calabria in edicola fino al 4 aprile 2013).