ROSARNO Si stringe il cerchio attorno al latitante Giuseppe Pesce. Ieri pomeriggio i carabinieri hanno eseguito il fermo di Domenico Sibio, ritenuto il fiancheggiatore del giovane boss di Rosarno, diventato reggente della cosca in seguito all`arresto del fratello Francesco. L`operazione “Sant`Anna” è stata portata a termine dai carabinieri del Ros, del Comando provinciale di Reggio e dello squadrone eliportato “Cacciatori di Calabria”, in esecuzione di un`ordinanza emessa dalla Dda del capoluogo. Secondo gli inquirenti Sibio – 34 anni, originario di Taurianova ma residente a Rosarno – è un elemento organico al clan rosarnese e avrebbe supportato logisticamente la latitanza di Giuseppe Pesce, facendo da tramite nelle comunicazioni di ordini e disposizioni tra lo stesso ricercato e gli altri affiliati.
Sibio sarebbe stato incaricato di provvedere al sostentamento delle famiglie dei membri della cosca, attraverso la raccolta e la successiva ripartizione di denaro frutto di attività illecite.
Tra i destinatari di tali somme, pari a svariate migliaia di euro, c`erano, tra gli altri, le mogli di Giuseppe e Francesco Pesce, Ilenia Bellocco e Maria Stanganelli, nonché la sorella Mariagrazia, a sua volta consorte di Roberto Matalone.
Sibio attualmente è imputato in stato di libertà nel processo “All inside”, in corso davanti al Tribunale di Palmi, per via della sua presunta partecipazione alla cosca almeno fino all`aprile del 2011. In passato era già stato raggiunto da due provvedimenti cautelari (il 26 aprile 2010 e il 22 novembre successivo), ma entrambe le volte si era dato alla latitanza. Il forte legame esistente tra Giuseppe Pesce e il suo presunto fiancheggiatore era stato ribadito dai collaboratori di giustizia Salvatore Facchinetti e Giuseppe Pesce. Sibio sentiva il fiato sul collo delle forze dell`ordine e stava già progettando la sua fuga: «Io mi butto latitante». (0040)
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