Rapinavano le escort, incastrati da Whatsapp
REGGIO CALABRIA Incastrati da Whatsapp. Sei giovani rapinatori di Reggio sono stati arrestati grazie alla popolare applicazione di messaggistica istantanea. L`operazione dei carabinieri è scattata qu…

REGGIO CALABRIA Incastrati da Whatsapp. Sei giovani rapinatori di Reggio sono stati arrestati grazie alla popolare applicazione di messaggistica istantanea. L`operazione dei carabinieri è scattata questa mattina all`alba, in esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dai giudici per le indagini preliminari dei Tribunali ordinario e dei minori, Adriana Trapani e Sebastiano Finocchiaro. Gli indagati sarebbero i responsabili di tre rapine aggravate ai danni di escort sudamericane, commesse a Reggio tra febbraio e marzo di quest’anno. Le manette sono scattate ai polsi di Giuseppe Rodà, 19 anni, Giorgio Puntorieri (19), Giuseppe Papasergio (20) e Benito Marra Mentola (19), condotti nella casa circondariale di Reggio. Stessa sorte per Alfonso Molinetti, 18 anni, all’epoca dei fatti minore ma che nel frattempo ha raggiunto la maggiore età. Il sesto componente della banda, il 17enne R.A., è stato raggiunto dalla misura di custodia nel carcere minorile di Potenza, dove si trovava già ristretto perché ritenuto responsabile di un’altra rapina in abitazione.
Il modus operandi dei sei rapinatori era sempre lo stesso: dopo aver individuato le vittime tramite annunci pubblicati sul web, uno dei rapinatori si fingeva cliente e si presentava presso l’abitazione delle escort. Una volta entrato, però, le minacciava con una pistola e consentiva l’ingresso dei suoi complici.
Che, dopo aver legato e immobilizzato le vittime, frugavano in tutta la casa alla ricerca di soldi, preziosi e telefoni cellulari. Prima di uscire, lanciavano gli ultimi “avvertimenti” alle donne, vietando loro di chiamare subito i soccorsi. Durante una rapina una escort è stata colpita con il calcio della pistola. I rapinatori agivano a volto scoperto, anche in abitazioni che avevano frequentato in precedenza come clienti delle prostitute.
È stata la collaborazione delle vittime a consentire ai militari di individuare i membri del branco. A mettere fine alla loro carriera criminale è stato l`uso di Whatsapp. Uno dei rapinatori, in particolare, ha contattato una delle future vittime per fissare un appuntamento. Dopo la rapina, la donna ha inserito quel numero nella sua rubrica: l`applicazione Whatsapp ha subito abbinato a quel numero una foto. La ragazza ha riconosciuto in quella immagine uno degli autori dei furti, che era già stato suo cliente. I carabinieri hanno allora iniziato un`intensa attività investigativa, con il supporto di intercettazioni, attraverso l`analisi dei tabulati telefonici e dei profili dei social network più diffusi. Nel giro di pochi giorni gli autori delle rapine sono stati identificati. Le indagini sono state dirette e coordinate dal sostituto procuratore Luca Miceli e dal capo della Procura dei minori Carlo Macrì.
Secondo il gip Trapani e Finocchiaro, le rapine sono il frutto di piani ben programmati, eseguiti da giovani che hanno agito senza il timore di poter essere riconosciuti. Gli indagati, malgrado fossero incensurati, avrebbero aumentato di volta in volta la loro condotta violenta. Nelle ultime due rapine, infatti, le vittime sono state legate, imbavagliate e prese a schiaffi.
I gip hanno accolto le richieste degli inquirenti in quanto hanno valutato fondato il pericolo di compromissione delle prove di reato e il rischio di intimidazioni nei confronti delle vittime. (0040)