Caso Rappoccio, Chizzoniti in aula: oggi ho presentato l`ultimo esposto
REGGIO CALABRIA “L’ultimo esposto contro Rappoccio l’ho presentato stamattina e dopo le dovute verifiche da parte della Procura, vedremo”. E` al termine di un controesame che più di una volta rischia…

REGGIO CALABRIA “L’ultimo esposto contro Rappoccio l’ho presentato stamattina e dopo le dovute verifiche da parte della Procura, vedremo”. E` al termine di un controesame che più di una volta rischia di degenerare in rissa verbale che l’avvocato Aurelio Chizzoniti, subentrato in Regione al posto di Rappoccio e che di quest’ultimo è stato da sempre il grande accusatore, lascia cadere la frase che testimonia che il caso Rappoccio – forse – non è ancora chiuso. Dopo gli innumerevoli esposti che hanno spinto la Procura ad approfondire il sistema nascosto dietro le tre presunte cooperative fantasma – Alicante, Iride solare e Sud energia – riconducibili a Rappoccio, secondo l’accusa costituite esclusivamente per alimentare una macchina elettorale basata sull’endemica e profonda fame di lavoro presente in Calabria, la nuova denuncia da oggi in mano alla Procura – apprende in aula il diretto interessato, che silenzioso e quasi impassibile assiste all’udienza – potrebbe portare a nuove iniziative.
Ma nel frattempo il processo che vede l’ex consigliere regionale imputato per corruzione elettorale, associazione a delinquere, truffa e peculato deve andare avanti, anche se più che un’udienza di fronte a un Tribunale della Repubblica, il controesame di Chizzoniti, si converte in una vera e propria tenzone fra l’ex presidente del consiglio comunale reggino e il legale di Rappoccio, Giacomo Iaria, che più di una volta fa saltare i nervi al sempre sereno giudice Esposito.
A colpi di citazioni latine, allusioni, provocazioni e frecciate, per oltre cinque ore il legale di Rappoccio e l’avvocato Chizzoniti si sono a dir poco sfidati sulle dichiarazioni che l’ex presidente del consiglio comunale ha reso nel corso delle scorse udienze. Dai rapporti con più o meno noti esponenti dell’agone politico e non, inclusi quelli dello stesso partito repubblicano di cui Rappoccio a Reggio era dominus, a quelli con la stampa, Iaria chiede ripetutamente a Chizzoniti di spiegare il come, il quando, e il perché di ogni singolo contatto.
Vicende spesso tracimate in altri procedimenti giudiziari come quello che vede l’ex segretario regionale del Partito Repubblicano Oscar Ielacqua, per Chizzoniti inizialmente fonte di preziose notizie sul suo compagno di partito Rappoccio, ma denunciato per ingiuria, diffamazione e calunnia e “per questo – sottolinea l’ex presidente del consiglio comunale reggino – rinviato a giudizio”. Nelle deposizioni rese al legale di Rappoccio, Ielacqua avrebbe infatti affermato non solo di essere stato minacciato da Chizzoniti nel corso di una telefonata con la quale l’ex presidente del consiglio comunale gli aveva anticipato l’esposto nei confronti del suo correligionario, ma anche che lo stesso Chizzoniti sarebbe stato disponibile a mettere fine alla lunga serie di iniziative giudiziarie in cambio di un non meglio precisato incarico. Una versione che l’ex presidente del consiglio comunale, oggi in Regione, ha duramente contestato, ricordando: “Chi dà il pane è Giuseppe Scopelliti e io lo conosco da trent’anni, non avrei certo avuto bisogno dell’intermediazione di Ielacqua. Per altro, io poco dopo un incarico l’ho avuto e senza chiedere niente a nessuno, e contro Rappoccio ho presentato altri quindici esposti”.
Affermazioni che a volte finiscono per essere quasi gridate in quella che – come il giudice Esposito, spazientito e rosso in viso, è tenuto più volte a ricordare – è l’aula di un Tribunale della Repubblica. Ma se non degenerano in rissa, le schermaglie verbali fra Iaria e l’avvocato Chizzoniti, a volte tracimano nel surreale. Se ad esempio, nel caso dell’incontro con il sindacalista Peppe Aprile, “che nel giorno di formazione della giunta regionale – afferma Chizzoniti – venne tre volte a propormi di rinunciare alle mie iniziative legali in cambio di una nomina ad assessore” viene addirittura invocato a testimone il dio Bacco, per quanto riguarda i rapporti – privilegiati secondo il legale di Rappoccio – con la stampa, il principale teste d’accusa taglia corto “come tanti miei co-laureati sentono il bisogno di informare la stampa anche quando cambiano l’olio della macchina, io ho ritenuto di dover informare l’opinione pubblica tramite i giornalisti di una questione molto grave e cioè che a Reggio Calabria, in più di un’occasione, il voto non è stato né libero né segreto”.
Sullo sfondo rimane la vicenda di centinaia e centinaia giovani e meno giovani di Reggio Calabria, cui Rappoccio avrebbe promesso un impiego in cambio di sostegno elettorale. Una manovra con un obiettivo triplice, secondo la Procura: la sua elezione – così come puntualmente avvenuto – in occasione del rinnovo del consiglio regionale del 2010 il sostegno alla candidatura al consiglio comunale di Reggio, nel maggio 2011, di Elisa Campolo, che, pur non venendo eletta, ha ottenuto un gran numero di voti e la costituzione di un congruo “serbatoio” di voti in vista delle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento nazionale.
Uno dei più vecchi trucchi della peggiore politica, eletto a sistema e convertito in «industria del consenso» – secondo quanto ha ricostruito l’inchiesta e nel tempo ha denunciato Chizzoniti – grazie a tre presunte cooperative fantasma, costituite esclusivamente per alimentare la macchina elettorale dell’onorevole, alternandosi nella gestione di quel concorsone per 400 posti nel settore fotovoltaico rivelatosi infine fantasma. Un’illusione cui tanti – le cui testimonianze l’ex presidente del consiglio comunale ha raccolto nel tempo – hanno abboccato, ma a cui oggi l’avvocato Iaria è stato bene attento a non fare il minimo cenno. (0050)