Quel parere ignorato sulla "salva-Reggio"
REGGIO CALABRIA La “salva-Reggio”? Non è «compatibile con il quadro normativo nazionale». A confermarlo non è la minoranza di centrosinistra, che durante l`ultima seduta del consiglio regionale ha cr…

REGGIO CALABRIA La “salva-Reggio”? Non è «compatibile con il quadro normativo nazionale». A confermarlo non è la minoranza di centrosinistra, che durante l`ultima seduta del consiglio regionale ha criticato nel merito e nella forma il provvedimento, bensì lo stesso Ufficio legislativo di Palazzo Campanella. La struttura che fornisce pareri sulle norme approvate dal parlamento calabrese al fine di evitare illegittimità e conseguenti bocciature da parte della Corte costituzionale. Un organo di consulenza fondamentale, i cui rilievi vengono spesso e volentieri ignorati. Come in questo caso. Eppure il dirigente Sergio Lazzarino, che ha sottoscritto il parere lo scorso 10 aprile, era stato abbastanza chiaro: la legge (che modifica la norma regionale 32 del 1996) non è conforme alle disposizioni statali. Tradotto: ci sono altissime possibilità che venga dichiarata incostituzionale dalla Consulta. Il provvedimento dovrebbe (nelle intenzioni dei suoi estensori) permettere di destinare al risanamento dei bilanci comunali i proventi delle vendite dei beni immobili che ricadono nei piani di vendita predisposti dalle Aterp e dagli stessi enti locali, nella misura massima consentita dalla legge. Una possibilità apparentemente giustificata dal Tuel 267 del 2000, e precisamente dall`articolo 193 comma 3, che garantirebbe ai Comuni, in caso di accertato disavanzo di bilancio, la possibilità di disporre dei «proventi derivanti da alienazione di beni patrimoniali disponibili» per ripianare i debiti. Fin qui sembra tutto in regola.
Ma gli ideatori della “salva-Reggio” hanno preferito estrapolare solo una parte di quel comma, quella forse più congeniale ai loro obiettivi. In realtà, la disposizione normativa – come sottolinea l`Ufficio legislativo – stabilisce che «possono essere utilizzate per l`anno in corso e per i due anni successivi tutte le entrate e le disponibilità, ad eccezione di quelle provenienti dall`assunzione dei prestiti e di quelle aventi specifica destinazione di legge, nonché i proventi derivanti da alienazione di beni patrimoniali disponibili». Significa che l`intero comma fissa vincoli precisi che conducono a «conclusioni contrarie rispetto alla legge regionale, «essendo il “nonché” utilizzato dal legislatore di natura esclusiva e non inclusiva ed avendo la norma in questione il chiaro fine di “evitare che si sostituisca il debito con altro indebitamento e che l`ente depauperi il proprio patrimonio”».
Non ci sono dubbi, insomma: secondo i consulenti legislativi del Consiglio gli enti in disavanzo di bilancio non possono «disporre delle entrate aventi una specifica destinazione di legge».
Il patrimonio delle Aterp è dunque vincolato, una condizione che esclude l`intervento di norme regionali di segno opposto. Inoltre, la materia dell`edilizia residenziale pubblica «rientra nella competenza esclusiva statale», specifica ancora l`Ufficio legislativo. Che riconosce le competenze regionali relative alla gestione di questi beni, «ma pur sempre nell`ambito della cornice normativa nazionale». Giunta e Consiglio non hanno cioè il potere di fare come pare a loro.
Una osservazione che il dirigente Lazzarino è costretto a replicare qualche giorno dopo, per l`esattezza il 17 aprile, quando verga un nuovo parere. Ma il tenore è sempre lo stesso: «Si confermano tutte le perplessità evidenziate, essendo la disciplina degli istituti del disavanzo, predissesto e dissesto, come detto, puntualmente tratteggiata dal legislatore nazionale e interamente riservata allo stesso».
Un`analisi nella quale l`Ufficio sottolinea ancora una volta come gli alloggi di edilizia residenziale pubblica siano «beni patrimoniali indisponibili». Rilievo a cui si aggiungono i «molteplici interventi della magistratura contabile circa la natura vincolata della destinazione dei proventi». Ecco perché «potrebbero discendere profili di illegittimità della proposta in esame».
Giudizi che hanno il dono della chiarezza e tratteggiano un futuro più che incerto per la “salva-Reggio”. Ma la maggioranza ha preferito andare avanti, forse perché – come ha commentato il consigliere pd Demetrio Naccari Carlizzi – «questa norma va a inserirsi nell’alluvionale legislazione approntata per impedire il dissesto finanziario di Reggio», città della quale il governatore Peppe Scopelliti è stato sindaco per ben otto anni. (0040)