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TORNO SUBITO | Tornano in libertà cinque indagati

REGGIO CALABRIA Terminano gli arresti domiciliari per cinque dei diciassette dipendenti comunali per i quali era stata disposta la misura cautelare all’indomani dell’operazione “Torno subito”, che ne…

Pubblicato il: 26/04/2013 – 22:05
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TORNO SUBITO | Tornano in libertà cinque indagati

REGGIO CALABRIA Terminano gli arresti domiciliari per cinque dei diciassette dipendenti comunali per i quali era stata disposta la misura cautelare all’indomani dell’operazione “Torno subito”, che nelle scorse settimane ha scoperchiato l’allegra (auto)gestione dei turni di lavoro al Comune di Reggio Calabria.
Il Tribunale della libertà ha disposto la trasformazione dei domiciliari in un’interdittiva di due mesi per Saverio Foti, difeso dagli avvocati Vincenzina Leone e Roberto Fiorino, Roberto Quartullo, difeso dall’avvocato Antonino Quero, Paolo Campolo, difeso dall’avvocato Marco Martino e Consolato Erbi, difeso dall’avvocato Gaetano Vizzari. Per Cataldo Iozzi, difeso dall’avvocato Aldo Labate, il giudice si è limitato a revocare la misura cautelare senza disporre l’interdittiva perché non risulta più essere dipendente dell’ente.
Nelle scorse settimane invece era stata disposta l’immediata scarcerazione di Giuseppe Scopelliti, dipendente comunale  in servizio presso l’Ufficio stampa comunale, ma ormai in pensione, dunque impossibilitato a reiterare il reato o inquinare le prove.
Il medesimo provvedimento interdittivo è stato disposto nei giorni scorsi dal gup Bennato per altri ventinove dipendenti comunali oggi formalmente indagati per truffa.
Per il pm Antonella Crisafulli – che ha coordinato l’inchiesta che ha fatto scattare i domiciliari per 17 dipendenti e la denuncia a piede libero per altri settantotto – sono tutti  responsabili di aver truffato l’ente, assentandosi dal lavoro pur risultando regolarmente in servizio, grazie a un collaudato sistema che permetteva loro «con artifizi e raggiri, consistiti nell’attestare la propria presenza sul luogo di lavoro tramite la timbratura del proprio cartellino marcatempo, poi allontanandosi senza giustificato motivo», di procurarsi «un ingiusto profitto, consistito nella retribuzione ricevuta nelle giornate di assenza ingiustificata, con pari danno per l’ente locale».
Alcuni di loro – hanno registrato gli uomini della guardia di finanza – non dovevano neanche disturbarsi a timbrare il cartellino perché altri colleghi – più mattinieri – lo avevano fatto per loro. Tutti quanti avrebbero confidato – si legge nell`ordinanza – «nell`impunità implicitamente ritenuta proprio in ragione della diffusione del fenomeno illecito dagli stessi ideato. Si tratta di fatti così disinvolti, quasi sfacciati, nella loro diffusività e penetrazione in qualsivoglia settore amministrativo da lasciare comprendere il senso di impunità che anima gli agenti, al punto da renderli sordi a qualsiasi richiamo anche di minima cautela nell`esecuzione dei raggiri funzionali alla commissione dei reiterati delitti». (0020)

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