L`uomo delle cosche e gli amici colombiani
È finita la latitanza per uno dei più anziani narcotrafficanti delle ndrine calabresi. A pochi giorni dall’arresto di Domenico Trimboli, è caduto nella rete degli investigatori Santo Giuseppe Scipion…

È finita la latitanza per uno dei più anziani narcotrafficanti delle ndrine calabresi. A pochi giorni dall’arresto di Domenico Trimboli, è caduto nella rete degli investigatori Santo Giuseppe Scipione, uno dei principali elementi di raccordo con i trafficanti colombiani legati alle Autodefensas di Colombia, i paramilitari di destra tristemente noti per gli eccidi di contadini e oppositori politici, che hanno dominato il mercato della coca in Colombia almeno fino al processo di “pacificazione nazionale” iniziato nel 2006. Nonostante le Auc siano ufficialmente sciolte e il loro leader – Salvatore Mancuso – da tempo in carcere negli Stati Uniti, alcune fazioni come Águilas Negras’, ‘Los Paisas’ e ‘Los Urabeños’, continuano avere un ruolo attivo tanto nella repressione come nei traffici. Sono loro a continuare a gestire la maggior parte della produzione e vendita di bianca in Colombia ed è con loro che i broker calabresi del narcotraffico del calibro di Scipione continuano a relazionarsi.
A documentarlo sono le indagini delle Dda che negli anni hanno visto coinvolto l’anziano broker della droga come Decollo, l’inchiesta che ha svelato come le cosche Mancuso di Limbadi, insieme alle `ndrine di Platì e San Luca per anni abbiano celato tonnellate di cocaina ottenuta dalle Auc dietro un vorticoso giro di import export di merci di tutti i tipi dai carichi di marmo alle scatole di tonno che dalla Colombia arrivavano ai porti europei.
Un duro colpo alla joint – venture fra `ndrine e “paracos” era stato inflitto l’anno scorso con l’arresto di Giorgio Sale, ufficialmente piccolo imprenditore che all’estero ha fatto fortuna anche grazie a frequentazioni ambigue, per gli inquirenti principale referente finanziario del capo delle Auc Mancuso e trait d’union con le ndrine calabresi. A carico dell’imprenditore molisano risultano contatti con i broker della droga spagnoli, con i colombiani ma soprattutto con l’asse che portava dritto alla famiglia Trimboli della ‘ndrangheta di Platì, in Calabria, e al superbroker della droga Roberto Pannunzi, evaso misteriosamente più di due anno fa da una clinica romana. Per i giudici colombiani, Sale sarebbe stato il trait d’union fra tutte queste realtà. I suoi ristoranti, prestigiosi e ben frequentati, secondo Bogotà sarebbero state le lavatrici predisposte per far transitare i soldi dei calabresi, necessari per pagare i carichi, ma anche il luogo privilegiato in cui emissari della ndrangheta e broker della droga avviavano milionarie trattative.