Bancarotta fraudolenta e truffa Coinvolto il vicesindaco di Gizzeria
LAMEZIA TERME Il vicesindaco di Gizzeria, un comune del Lametino, Francesco Argento, di 66 anni, è tra le persone coinvolte nell`inchiesta della Procura di Lamezia Terme che stamani ha portato la gua…

LAMEZIA TERME Il vicesindaco di Gizzeria, un comune del Lametino, Francesco Argento, di 66 anni, è tra le persone coinvolte nell`inchiesta della Procura di Lamezia Terme che stamani ha portato la guardia di finanza ad eseguire sette misure cautelari per bancarotta fraudolenta e truffa. Argento non è coinvolto in qualità di vicesindaco ma di rappresentante legale delle società Argento Trasporto e Egiro.
Anche gli altri indagati sono tutti amministratori di società. Si tratta del commercialista Carmelino Scalise (65), della Trans express; Luigi Barbagallo (48), della Poliservice; Alfredo Argento (73), della Fratelli Argento; Michelino Argento (45), della Argento Group; Francesco Argento (48), della Miniera Trasporti; Domenico Cerra (44), titolare dell`omonima ditta individuale. Tutte le imprese operano nel settore dei trasporti. Barbagallo, Francesco Argento, Alfredo Argento e Carmelino Scalise sono stati posti agli arresti domiciliari, mentre a Michelino Argento, Francesco Argento e Domenico Argento è stato notificato un provvedimento di obbligo di dimora nel comune di residenza.
Le indagini sono state avviate dopo il fallimento, dichiarato nel 2010, della Poliservice. I finanzieri del Gruppo di Lamezia hanno accertato che la società era stata costituita ad hoc nel 2008 per consentire alle altre, riconducibili ad un ristretto nucleo familiare, di conseguire illeciti risparmi di imposte e contributi previdenziali e assistenziali, per poi essere destinata, a causa degli ingenti debiti erariali accumulati, al fallimento per insolvenza, dopo aver distratto il patrimonio e i ricavi e avere creato passività per quasi quattro milioni di euro. Il sistema utilizzato, secondo l`accusa, era quello della stipula di contratti di “associazione in partecipazione” tra la Poliservice e le altre imprese, che avevano licenziato formalmente quasi tutti i loro dipendenti per farli assumere, “sulla carta”, dalla prima. Quest`ultima impiegava lo stesso personale, circa 300 dipendenti, nelle attività lavorative svolte dalle altre società. In realtà, secondo l`accusa, i dipendenti continuavano ad essere gestiti, e in alcuni casi remunerati, direttamente dalle imprese di provenienza. Nel corso dell`operazione sono stati sequestrati 74 fabbricati, 93 terreni, 195 mezzi, quote societarie e disponibilità finanziarie per quasi sei milioni di euro. «Per la prima volta – ha detto il procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Domenico Prestinenzi – è stato applicato il sequestro per equivalente che consente di sottrarre alle disponibilità delle persone indagate beni rapportati al danno cagionato all`erario». (0050)