Processo contro il clan Giampà, 36 condanne
CATANZARO Sono stati tutti condannati i 36 imputati del processo scaturito dall`operazione denominata “Medusa” condotta il 29 giugno del 2012, sotto le direttive della Dda di Catanzaro, da guardia di…

CATANZARO Sono stati tutti condannati i 36 imputati del processo scaturito dall`operazione denominata “Medusa” condotta il 29 giugno del 2012, sotto le direttive della Dda di Catanzaro, da guardia di finanza, polizia e carabinieri contro la cosca Giampà di Lamezia Terme della `ndrangheta. La sentenza è stata emessa, a conclusione del dibattimento con rito abbreviato, dal gup distrettuale di Catanzaro, Giovanna Mastroianni. Per tutti gli imputati l`accusa, a vario titolo, era di associazione mafiosa, estorsione, usura, danneggiamento, detenzione abusiva di armi e favoreggiamento. La condanna più alta (13 anni e otto mesi) è stata inflitta a Aldo Notarianni, uno degli esponenti di punta della cosca. Il capo del gruppo criminale, Francesco Giampà, detto “il professore”, è stato condannato a 12 anni. Per il figlio di Giampà, Giuseppe, collaboratore di giustizia, è stata disposta la condanna a sei anni e otto mesi. Nel processo era imputata anche la moglie di Francesco Giampà, Pasqualina Bonaddio, condannata a cinque anni. Gli altri imputati sono stati condannati a pene varianti tra i dieci anni ed un anno e otto mesi di reclusione. Il pubblico ministero, Elio Romano, aveva chiesto la condanna di tutti gli imputati a pene tra 15 anni e due anni e quattro mesi. Il gup ha anche disposto il risarcimento dei danni alle parti civili tra cui figurava il Comune di Lamezia Terme, l`Associazione antiracket lametina, la Federazione nazionale delle associazioni antiracket e antiusura ed alcuni imprenditori vittime delle estorsioni. (0090)