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OPERAZIONE ATLANTIDE | La “guerra” per il mercato delle auto rubate

Una cosca “imprenditrice” ma capace al tempo stesso di incutere «timore e soggezione in capo a tutti i soggetti che si trovino a interloquire o ad avere rapporti». Soldi e sangue, sembrano andare di…

Pubblicato il: 24/05/2013 – 18:02
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OPERAZIONE ATLANTIDE | La “guerra” per il mercato delle auto rubate

Una cosca “imprenditrice” ma capace al tempo stesso di incutere «timore e soggezione in capo a tutti i soggetti che si trovino a interloquire o ad avere rapporti». Soldi e sangue, sembrano andare di pari passo nell`escalation criminale della cosca Tripodi. L`inchiesta condotta dai pm della Dda di Catanzaro, Simona Rossi e Pierpaolo Bruni, con il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, ricostruisce la storia della famiglia. Dalle estorsioni a Melito Porto Salvo fino ai più alti livelli dell`imprenditoria nazionale. A raccontare agli inquirenti la “scalata” del gruppo sono i collaboratori di giustizia. Ex affiliati dei clan di mezza Calabria, le cosche lametine, i Novella, i crotonesi, tutti avevano rapporti con i Tripodi cresciuti sotto l`ala protettiva dei Mancuso. A Vibo Marina la potente famiglia di Limbadi fin dagli anni `80 delega a Nicola Tripodi e Nazareno Colace, suo luogotenente incaricato di compiere vari atti illeciti (dalla vendita ed acquisto di armi, che egli si procurava a Lamezia, all`estorsione). Sono questi gli anni in cui la cosca Tripodi ha ancora i tratti distintivi della `ndrina violenta e sanguinaria. Il suo business sono le estorsioni e la droga, gli appalti pubblici sono ancora lontanissimi. E quando c`è da usare le armi la famiglia sembra essere preparata. Due collaboratori di giustizia raccontano che sul finire degli anni Ottanta i Tripodi entrarono in contrasto con i fratelli Covato «per il controllo sul mercato delle auto rubate». Il 18 settembre 1987 ignoti sparano contro la saracinesca dell`esercizio commerciale di Nazareno Colace. Il giorno dopo il livello dello scontro si alza ulteriormente, vengono gravemente feriti Umberto Artusa e lo stesso Colace. Una dichiarazione di guerra a cui si risponde con estrema ferocia. Per gli inquirenti, infatti, proprio i due episodi ai danni di Corace, potrebbero essere il movente della sparizione dei fratelli Covato. Entrambi vittime di lupara bianca, prima scompare Francesco, poi Massimiliano. Il collaboratore Gerardo D`Urzo, già affiliato alla cosca mafiosa “Petrolo-Bartolotta-Matina” di sant`Onofrio,ai magistrati ha detto che: «Quello che l`ha sparato l`ha fatto scomparire. L`aveva buttato in un pozzo… in un pozzo, proprio a questo qua».
Solo all`inizio del terzo millennio la famiglia Tripodi decise di investire i proventi illeciti su Roma. Basta droga e armi, una nuova strategia criminale che in pochi anni ha portato il boss Nicola Tripodi a bussare alle porte dei “palazzi” romani.

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