Dalla coppola agli swap L`evoluzione (economica) delle `ndrine
REGGIO CALABRIA “Oggi la mafia, la `ndrangheta, la camorra, non sono più le organizzazioni tradizionali che ci hanno fatto conoscere. L’essenza di queste consorterie criminali non sta in riti, codici…

REGGIO CALABRIA “Oggi la mafia, la `ndrangheta, la camorra, non sono più le organizzazioni tradizionali che ci hanno fatto conoscere. L’essenza di queste consorterie criminali non sta in riti, codici e cariche ma nell’investimento nei grandi contesti internazionali, nei titoli di Stato, negli hedge found”. È con tutta la durezza che il rigore scientifico permette che il professore Domenico Marino, docente del dipartimento di Giurisprudenza, e autore assieme a Gaetano Giunta del libro “Dalla coppola agli swap. L’evoluzione della mafia e della ‘ndrangheta globalizzata”, a Reggio ha delineato le caratteristiche delle `ndrine, ricostruite attraverso il filtro della loro evoluzione economica e finanziaria. Un percorso che, fin dagli anni 80, dalla Calabria le ha progressivamente portate a colonizzare nuovi contesti, prima come comprimarie, quindi come protagoniste di un sistema economico che ha bisogno di liquidità, come il deserto ha bisogno d’acqua. Ma i clan, nella loro scalata al potere non hanno avuto la necessità di coniare nuovi strumenti: “La mafia, la `ndrangheta, la camorra, negli anni 80 non hanno inventato nulla di nuovo – spiega Marino – sono andate a scuola dai grandi evasori. La `ndrangheta oggi utilizza gli stessi canali di riciclaggio usati dai grandi evasori fin dagli anni 80”. Un percorso evolutivo che è andato di pari passo – interviene il giornalista di Calabria Ora, Consolato Minniti – con un progressivo cambio di pelle della ndrangheta, che ha progressivamente perso i connotati agropastorali dell’”onorata società”, si è trasformata nel connubio con la massoneria e l’eversione nera, fino a diventare un sistema criminale, i cui contorni sono ancora tutti da definire. Un obiettivo cui puntano oggi le più lungimiranti inchieste, che seguendo le tracce delle movimentazioni finanziarie stanno tentando di costruire il perimetro di quei sistemi che vanno ben oltre la cosiddetta “`ndrangheta tradizionale”, fatta di cariche, riti e giuramenti. “Fino a quando si cercherà di combattere la `ndrangheta, perseguendo l’affiliato che giura sul santino – sbotta il professore Marino – non si intaccherà mai il vero problema”. Parole pesanti che il docente può fondare sulla rigorosa analisi delle condizioni in cui l’economia mondiale versa, come su quanto emerso dalle più recenti inchieste. “L’indagine sulla Lega ha dimostrato come quelle operazioni finanziarie temerarie che hanno portato i soldi del Carroccio in Tanzania, oggi utilizzino gli stessi canali di riciclaggio che i grandi evasori hanno iniziato a sperimentare negli anni 80 – afferma Marino -. E la presenza di diamanti significa che abbiamo scoperto solo una tranche di quella operazione”. Un’operazione – aggiunge il docente – che non è che un rivolo del fiume in piena dell’economia criminale, da cui oggi proviene l’80% dei flussi finanziari che alimentano l’economia. A far marciare questo sistema drogato non sono personaggi che stanno a Reggio Calabria, nella Locride o nella Piana di Gioia Taura, ma intermediatori finanziari alle loro strette dipendenza che da Londra, Milano o da uno qualsiasi dei paradisi fiscali – ufficiali o ufficiosi – fanno viaggiare inimmaginabili quantitativi di denaro alla velocità di un click. “L’intuizione di Giovanni Falcone, che spiegava che è necessario seguire il denaro – dice ancora il docente – è straordinariamente corretta”, tuttavia è anche necessario che si ponga al passo con i tempi. In un sistema economico estremamente dinamico e volatile, strumenti come il sequestro e la confisca per Marino rischiano infatti di essere dei pietosi palliativi allo strapotere economico delle mafie, in grado di far transitare da una parte all’altra del globo e in maniera assolutamente anonima e rapida, enormi flussi di denaro. “Fin quando gli Stati non si metteranno d’accordo per tracciare e controllare i flussi finanziari sarà impossibile combattere davvero la criminalità organizzata. Oggi la lotta alla `ndrangheta deve necessariamente essere internazionale”. Un obiettivo di lungo termine – dice realisticamente il docente, che non sembra però perdere la fiducia nelle possibilità di riforma del sistema – ma che potrebbe essere preceduto da misure che vanno nella medesima direzione come la tracciabilità dei pagamenti a partire da somme anche modeste come cento euro, l’obbligatorietà di controlli e tempi di latenza per attuarli per le operazioni bancarie estero su estero o in generale sospette, o ancora – quasi banalmente – “norme non repressive ma deontologiche” come l’esclusione dai cda per chi è “non condannato, ma indagato o coinvolto in inchieste che riguardano certi reati”. Misure che potrebbero apparire logiche, eppure parole e tesi come quelle del professore Marino rimangono – allo stato – inascoltate. E il perché è Aldo Varano, direttore della testata on line Zoomsud, a spiegarlo: “Questo è un libro duro perché con il rigore scientifico scardina la vulgata sulla `ndrangheta”.