Un esperto per la soppressata, l`Unical: «Mai utilizzati fondi dell`ateneo»
Di seguito la replica del rettore dell`Unical, Giovanni Latorre, in merito a un articolo pubblicato sul sito lo scorso 16 giugno (in allegato). …

Di seguito la replica del rettore dell`Unical, Giovanni Latorre, in merito a un articolo pubblicato sul sito lo scorso 16 giugno (in allegato).
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Gentile Direttore, l’articolo “Un esperto per monitorare l’essicazione della soppressata”, pubblicato il 16 giugno sulla sua rivista, richiede alcune precisazioni utili anche al fine di sottrarre l’iniziativa in questione e, conseguentemente, l’operato dell’Università della Calabria, al sospetto di comportamenti non conformi ai principi della buona e corretta amministrazione. Innanzitutto, il progetto di ricerca “Valorizzazione qualitativa del suino nero di Calabria. Studio ed ottimizzazione dei parametri di trasformazione industriale”, dopo un’attenta valutazione da parte di esperti anonimi, è stato finanziato con risorse previste dal Psr (Programma di sviluppo rurale) a valere sui fondi europei Feasr (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale). Nessuna risorsa dell’ateneo, dunque, è stata mai utilizzata in questa azione di ricerca, proposta dalla cooperativa O.P. Consorzio carni di Calabria. Come previsto dalla normativa, poi, è stata costituita un`Ati (Associazione temporanea di imprese) tra il suddetto Consorzio e l’Università della Calabria. L’ateneo, in particolare, è stato coinvolto per le competenze e l’esperienza scientifica che vanta nel campo dell’ingegneria alimentare, testimoniate da numerosi progetti di ricerca e pubblicazioni. Uno degli aspetti più delicati e importanti di questa azione di ricerca è proprio quello relativo all’essiccazione della carne del suino nero. A questo scopo, così come previsto nel budget del progetto, è stato previsto un rapporto di consulenza con un esperto di processi alimentari industriali, il cui contributo è risultato determinante per il raggiungimento degli obiettivi previsti. La tecnologia di asciugatura e di essiccazione della carne del suino nero, infatti, è basata su metodi empirici, certamente non proponibili ai fini della valorizzazione del prodotto e per il suo passaggio ad una fase di industrializzazione, nonché per il mantenimento della sua salubrità. A questo proposito, non è superfluo ricordare, ad esempio, come la supervisione da parte del tecnico incaricato, abbia consentito intanto di seguire con metodologie scientifiche, e utilizzando il sistema “Reverse engenering”, le modificazioni che i prodotti suini subiscono durante l’essiccazione; quindi, di mettere a punto gli elementi base di una metodica organizzativa uniforme che in un prossimo futuro, superati i vagli ulteriori previsti dalle leggi in materia, potrà essere messa a disposizione e inserita nei processi alimentari industriali. Non secondari aspetti connessi alla sicurezza alimentare, perciò, e la necessità di incanalare alcune tecniche di lavorazione della carne suina entro precisi e affidabili standard qualitativi, sono gli elementi prevalenti e caratteristici, tutt’altro che banali, del progetto soprarichiamato. Dispiace dover constatare come serie e utili attività di ricerca, capaci di favorire quel fondamentale e necessario salto di qualità alle conoscenze legate all’esperienza popolare, debbano subire le conseguenze di pregiudizi ingiustificati, che certamente non aiutano a valutare correttamente la realtà, a differenza di quanto avviene in altri contesti dove lo sforzo di realizzare prodotti di qualità, in ogni campo, è considerato in tutta la sua positiva consistenza.
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Come il rettore avrà avuto modo di notare, abbiamo ripreso sul nostro sito un articolo pubblicato sul Fatto quotidiano, citando più volte la fonte. E ci siamo limitati a riportare il caso che riguarda l`Unical – tra diversi esempi di consulenze un pò insolite finite sulle pagine del quotidiano diretto da Padellaro – senza entrare nel merito del progetto. (0050)