Roberti alla Dna, quell`errore del Csm
C`è un vistoso errore, che rischia di sconfinare nel falso ideologico, nella delibera con la quale la Commissione incarichi direttivi del Csm ha motivato la scelta di preferire la candidatura del pro…

C`è un vistoso errore, che rischia di sconfinare nel falso ideologico, nella delibera con la quale la Commissione incarichi direttivi del Csm ha motivato la scelta di preferire la candidatura del procuratore di Salerno, Francesco Roberti, a quella del procuratore generale di Ancona, Vincenzo Macrì, nella nomina a procuratore nazionale antimafia.
In sostanza il Csm ha sostenuto di aver preferito Roberti perché questi avrebbe avuto una più lunga esperienza all`interno della Dna. La documentazione che pure il Csm ha acquisito, invece, testimonia esattamente il contrario: Macrì e Roberti entrarono nella Procura nazionale antimafia sin dalla sua istituzione, nel 1993. Roberti ne uscì nel 2001 per ricoprire altri incarichi, Macrì invece, vi rimase ininterrottamente fino al giugno del 2010, data della sua nomina a Procuratore generale di Ancona.
In sostanza all`interno della procura nazionale, Macrì ha lavorato dieci anni in più rispetto a Roberti. Nella sua lettera al Csm, inoltre, Macrì evidenzia come lui fosse l`unico dei concorrenti ad avere anche ricoperto il ruolo di procuratore nazionale aggiunto vicario.
Macrì chiede al Csm la rettifica dell`errore a prescindere dalle valutazioni fatte dallo stesso Csm sul nome da scegliere; va bene Roberti ma non per le ragioni addotte. Il che riapre le polemiche sui criteri e i metodi di scelta dell`attuale Csm nelle nomine agli incarichi direttivi più delicati e mette ancora in maggior evidenza il fatto che nessun magistrato calabrese attualmente faccia parte della Procura nazionale antimafia pur in presenza di unanimi dichiarazioni sul fatto che è la `ndrangheta calabrese la più forte e temibile organizzazione criminale operante oggi in Italia e all`estero. (0070)