Sangue infetto, le indagini puntano sull`Azienda ospedaliera
COSENZA L`inchiesta della Procura di Cosenza sulla morte dell`uomo di 75 anni, provocata da una trasfusione di sangue contaminato, mette nel mirino l`Azienda ospedaliera di Cosenza. Da quello che è s…

COSENZA L`inchiesta della Procura di Cosenza sulla morte dell`uomo di 75 anni, provocata da una trasfusione di sangue contaminato, mette nel mirino l`Azienda ospedaliera di Cosenza. Da quello che è stato possibile apprendere, sembra ci siano responsabilità a diversi livelli, anche elevati sotto profili differenziati. Gli accertamenti della magistratura, oggi, hanno interessati il centro trasfusionale dell`ospedale dell`Annunziata. I Nas vi fatto visita, rilevando gravi carenze strutturali. Nelle prossime ore, inoltre, potrebbero essere emessi i primi avvisi di garanzia e lunedì la salma dell`anziano sarà riesumata e sottoposta ad autopsia.
LA LETTERA DEI FAMILIARI
«È evidente che è stato impedito un immediato accertamento di quanto era accaduto». Lo affermano i familiari dell`uomo di 75 anni morto a Cosenza dopo una trasfusione di sangue contaminato da germi. I familiari dell`anziano deceduto, tramite i loro legali, gli avvocati Massimiliano Coppa, Chiara Penna, Paolo Coppa e Luigi Forciniti, sostengono che dopo i primi due casi c`è stato un «differimento di ogni istantanea e possibile attività di repertazione ed analisi sulla salma, di fatto ostacolando le attività degli inquirenti, che hanno avuto contezza di tutto soltanto grazie alla nostra denuncia».
«Le dichiarazioni dell`Azienda ospedaliera – proseguono – secondo cui “ci si è mossi ben prima della Procura e tutto si è scoperto grazie all`Azienda ospedaliera che ha individuato il germe nelle sacche”, non solo conferma la responsabilità omissiva di chi doveva ed aveva l`obbligo di comunicare immediatamente all`autorità giudiziaria quanto stesse accadendo, ma suona come una beffa che ci offende ulteriormente. La scoperta di quanto stava accadendo all`interno del nosocomio cittadino fin dal mese di giugno e fino al 25 luglio, è da ricondurre soltanto alla denuncia presentata il 26 luglio scorso a seguito dell`acquisizione della cartella clinica del nostro congiunto prematuramente scomparso».
«Pare, dunque, poco rispettoso, in un momento del genere, continuare – aggiungono i familiari dell`anziano morto – ad affermare che l`azienda si è mossa immediatamente scaricando inutilmente l`intera responsabilità sul centro Avis di San Giovanni in Fiore. Gli atti irripetibili come l`autopsia disposta soltanto ora, volti ad assicurare le tracce e le cose pertinenti ai reati eventualmente commessi, sono stati consapevolmente messi a rischio di modificazione. Chiediamo il giusto rispetto e, affidandoci completamente alla magistratura, siamo fiduciosi, anche per l`intera collettività, che il caso di nostro padre non finisca in una bolla di sapone». (0020)