SANGUE INFETTO | La relazione degli orrori
«L`accesso non risulta controllato e limitato al solo personale autorizzato, le superfici di lavoro e la pavimentazione non si prestano a una adeguata sanificazione, il monitoraggio periodico della c…

«L`accesso non risulta controllato e limitato al solo personale autorizzato, le superfici di lavoro e la pavimentazione non si prestano a una adeguata sanificazione, il monitoraggio periodico della contaminazione batterica non è effettuato». È solo uno dei 65 rilievi che la struttura commissariale della Regione Calabria aveva segnalato dopo aver ispezionato il centro trasfusionale dell`Azienda ospedaliera di Cosenza. Una relazione dettagliata riemersa all`indomani della tragica morte di Cesare Ruffolo, deceduto a causa di una trasfusione di sangue contaminato da germi.
La morte del 75enne ha provocato l’apertura di un’inchiesta nella quali risultano indagate sette persone tra medici e dirigenti dell’Azienda ospedaliera. La Procura di Cosenza ipotizza l`omissione di atti d`ufficio.
Le 9 pagine della relazione, datata 10 ottobre 2012, si aprono con una breve lettera di accompagnamento firmata dal subcommissario Luigi D`Elia e indirizzata ai vertici dell`Azienda ospedaliera. Bastano le poche righe vergate dal subcommissario per comprendere la gravità della situazione: «Sono state riscontrate criticità rilevanti attribuibili, in parte, a carenze strutturali e tecnologiche, per le quali si rende necessario un consistente impegno del direttore generale dell`Azienda, e in parte a carenze organizzative la cui soluzione attiene alle responsabilità del direttore del servizio trasfusionale». La lettera si chiudeva con la pressante richiesta «di azioni e interventi correttivi atti a rimuovere le criticità riscontrate».
Leggendo questi documenti la morte di Ruffolo appare sempre meno come una tragica fatalità. Toccherà adesso alla Procura di Cosenza accertare quante delle irregolarità riscontrate nell`autunno 2012 siano state effettivamente corrette in questi ultimi mesi. (0080)