Congresso Pd: «No alla restaurazione»
COSENZA Più che all`insegna del cambiamento, quello del Pd calabrese appare come un congresso (di Vienna?) all`insegna della «restaurazione». A esserne convinta è l`ala renziana del partito, che in u…

COSENZA Più che all`insegna del cambiamento, quello del Pd calabrese appare come un congresso (di Vienna?) all`insegna della «restaurazione». A esserne convinta è l`ala renziana del partito, che in un comunicato dai forti toni polemici (firmato dai coordinatori dei Comitati regionali Luigi Gagliardi e Antonio Nicoletti e dai rappresentanti della provincia cosentina) denuncia le mire dei «soliti noti» che «stanno cercando di mettere nuovamente il cappello sul partito, incuranti dell`esito fallimentare di quanto fatto negli ultimi anni e dello sconvolgimento che il quadro politico sta vivendo».
Il congresso è alle porte, ma gli epigoni cosentini del sindaco di Firenze vedono in scena «l`ennesimo repertorio di bizantinismi, di incontri di vertice più o meno segreti, di equilibrismi tutti rivolti alla conquista di posizioni, segreterie e candidature. Questioni che non hanno niente a che fare con i gravi problemi dei calabresi e con la necessità impellente di dare a questa regione un partito e una classe dirigente nuova, aderente ai tempi che viviamo».
Un episodio sembra emblematico: la «calata» di ieri di Giuseppe Fioroni e il suo incontro con il commissario/deputato Alfredo D`Attorre e il presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio. Una «triade» che sembra «voler dettare i tempi e gli esiti dei congressi e degli altri appuntamenti del Pd calabrese e che, a quanto riferiscono i media, è impegnata, nonostante la calura estiva in un infaticabile lavorio diplomatico teso alla conquista delle caselle da occupare».
Accordi “segreti” che ai renziani non piacciono affatto. Per i comitati cosentini è arrivato il momento «di dire basta, di dare corpo e sostanza a una proposta politica nuova, che non può non partire dallo svolgimento di primarie aperte per stabilire chi dovrà guidare il partito e chi dovrà candidarsi a contrastare e sconfiggere lo sciagurato centrodestra che guida la nostra regione. Il rinnovamento per noi, non deve essere di facciata, ma deve esserlo nei nomi e nei programmi, nell`elaborazione di una proposta di governo che guardi al coinvolgimento di aree politiche diverse finora poco ascoltate e che deve vedere il Pd affrontare di petto i problemi del lavoro, della criminalità organizzata che frena ogni sviluppo, di una politica seria di tutela e rivalutazione dei beni culturali che possono, anzi devono essere, il volano del nostro sviluppo».
Una certa classe dirigente «ha fallito» e «vuole riproporsi approfittando dell`“inebetimento” che vive il Pd in questo periodo, con la complicità di una dirigenza romana che ha sempre visto la Calabria come una colonia accondiscendente da manovrare a piacimento, da affidare a referenti romani poco conosciuti dagli stessi calabresi».
I renziani vogliono voltare pagina, nel tentativo di rinnovare quella “rivoluzione” iniziata con le primarie e rimasta ancora incompiuta: «In questo momento difficile e complesso una restaurazione è l`ultima cosa che serve al Pd Calabrese, così come a quello nazionale. Noi non la permetteremo e affronteremo le sfide congressuali per far si che a prevalere non siano i soliti “gattopardi, che vogliono a parole che tutti cambi per poi di fatto non fare mutare niente». (0040)