Omicidio Yara, catturato un mitomane cosentino
BERGAMO Si firmava “Mario”, ma in realtà si chiama Domenico De Simone, l`uomo – un sessantenne nativo di Cosenza ma da tempo residente a Bergamo – che la polizia di Bergamo cercava da una settimana d…

BERGAMO Si firmava “Mario”, ma in realtà si chiama Domenico De Simone, l`uomo – un sessantenne nativo di Cosenza ma da tempo residente a Bergamo – che la polizia di Bergamo cercava da una settimana dopo che, sabato scorso, aveva lasciato un messaggio sul registro della chiesa dell`ospedale di Rho seguito, nei giorni successivi, da due telefonate e da una lettera indirizzata al cappellano della struttura sanitaria: sosteneva di sapere qualcosa sul caso di Yara. “Mario” è stato così bloccato oggi a mezzogiorno a Bergamo davanti alla sede del quotidiano L`Eco di Bergamo, dove si era presentato per spiegare di essere stato frainteso, e di non essere l`assassino di Yara ma di conoscere un fatto a suo avviso importante per le indagini. Ai giornalisti del giornale bergamasco De Simone ha raccontato di aver sentito due donne parlare di Yara al Pronto soccorso dell`ospedale di Ponte San Pietro, alle porte di Bergamo: «Dicevano che Yara aveva perso un braccialetto», ha spiegato prima ai cronisti e poi alla polizia. Per far arrivare agli inquirenti questa vicenda, non direttamente per mantenere l`anonimato, De Simone aveva scelto la strada dei messaggi firmati “Mario”. Sabato scorso il primo, il più sibillino: «Vi prego, informate la polizia di Bergamo: qui è passato l`omicida di Yara Gambirasio. Che Dio mi perdoni!». Sono seguite la lettera al cappellano dell`ospedale di Rho e due telefonate al centralino della stessa struttura sanitaria: chiamate fatte da una cabina telefonica situata in viale Papa Giovanni XXIII a Bergamo, proprio davanti alla sede de L`Eco dove oggi De Simone è stato bloccato dalla polizia che da giorni teneva sotto controllo la cabina, avendo evidentemente individuato l`origine delle telefonate. Così dopo aver parlato ancora con i giornalisti, il sessantenne ha lasciato la redazione per raggiungere la cabina ed è stato subito portato in questura dove è apparso piuttosto confuso. Il suo racconto, secondo gli inquirenti, non rappresenta comunque nessuna svolta nell`indagine per la morte di Yara. E ora, Domenico De Simone rischia una denuncia per procurato allarme. L`uomo è nativo di Cosenza e in passato è stato collaboratore di giustizia per una vicenda legata al traffico di droga. Tredici anni fa si era incatenato davanti al municipio di Bergamo per una protesta contro lo Stato. Attualmente il sessantenne, terminato il periodo di collaborazione con la giustizia, era senza protezione. Già subito dopo aver scoperto l`origine delle telefonate, le attenzioni degli inquirenti si erano concentrate sul centro di Bergamo. La polizia aveva fin da subito ipotizzato che si trattasse di un mitomane, così come il legale della famiglia Gambirasio, l`avvocato Enrico Pelillo, si era detto poco ottimista. Secondo le parole di De Simone, più che un mitomane, “Mario” è sembrato un uomo piuttosto confuso. (0090)