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IN EDICOLA | Una città tranquilla

Cosenza è la città della movida universitaria e dei rendering tridimensionali destinati ad abbellirla. Tra le luci dello struscio, però, ci sono angoli bui fatti di taniche di benzina lasciate davant…

Pubblicato il: 17/08/2013 – 11:16
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Cosenza è la città della movida universitaria e dei rendering tridimensionali destinati ad abbellirla. Tra le luci dello struscio, però, ci sono angoli bui fatti di taniche di benzina lasciate davanti ai cantieri e “visite” poco gradite ai commercianti. Che si trovano davanti a scelte scomodissime: pagare o passare guai. Di questi racconti sono piene le pagine dell`operazione “Magnete” della Dda di Catanzaro. La storia inizia dalle parole di un pentito: Luigi Paternuosto. L`uomo si autoaccusa: raccoglieva il denaro da trasmettere ai livelli superiori della sua cosca d`appartenza, il clan Perna. Un gruppo così bene organizzato da poter corrispondere – secondo il collaboratore di giustizia – alla moglie del capo uno stipendio mensile di circa 6mila euro. Una forma di welfare criminale che poggia sulla capacità di spremere quanto più possibile i commercianti, in un crescendo di richieste che non tengono conto della crisi. Mentre i dati economici consigliano a tutti di tirare la cinghia, le cosche chiedono sforzi ulteriori agli imprenditori vessati. Ci sono spese legali da corrispondere e impegni da onorare. Con i negozi semivuoti e la pressione fiscale ai massimi storici, gli ingranaggi del “pizzo” non si fermano: stritolano.
E utilizzano figure intermedie, “amici di famiglia” che riportano alla memoria il film di Paolo Sorrentino e avvicinano gli strati criminali di questa città “tranquilla” a quelli produttivi, in uno scambio che riserva sorprese inaspettate. Come quella dei commercianti che, davanti alla richiesta di pagare il “pizzo”, rispondono convinti: «Per zio Franchino (Perna, ndr) mi calerei le mutande!». Una frase che contribuisce ad aumentare la leggenda del boss, nata quando – secondo il racconto di un pentito storico – sfondò a testate il muro di una gioielleria per dare il via a un furto. (0020)

(Il servizio completo “Una città tranquilla”, di Pablo Petrasso, è sul numero 113 del Corriere della Calabria, che sarà in edicola fino al 22 agosto)

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