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Quando un ponte naturale univa Scilla e Cariddi

ROMA Ventimila anni fa il Ponte sullo Stretto di Messina non sarebbe servito. Una sella di roccia, prima sommersa nelle acque fra Scilla e Cariddi, emerse in quel periodo, consentendo finalmente il p…

Pubblicato il: 17/09/2013 – 16:42
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Quando un ponte naturale univa Scilla e Cariddi

ROMA Ventimila anni fa il Ponte sullo Stretto di Messina non sarebbe servito. Una sella di roccia, prima sommersa nelle acque fra Scilla e Cariddi, emerse in quel periodo, consentendo finalmente il passaggio dell`Homo sapiens dal continente in Sicilia. Un`occasione unica per il nostro antenato che con le sue fragili piroghe non avrebbe potuto attraversare quel tratto di mare in cui le correnti, all`epoca, erano ben quattro volte più violente di oggi. A scoprirlo è stato un team internazionale di scienziati coordinati dall`Enea che oggi hanno presentato i risultati della ricerca a Roma. Con l`emersione di un ponte continentale fra l`Europa e la Sicilia, «in un periodo compreso tra 27mila e 17mila anni fa, si può ora spiegare come mai la migrazione sulle coste siciliane di Homo Sapiens e di alcuni grandi mammiferi con poca capacità a nuotare, sia avvenuta con ritardo rispetto all`Europa» ha affermato Fabrizio Antoniolo, geomorfologo dell`Enea nel presentare la ricerca. Lo studio, durato due anni, ha impegnato, con l`Enea, ricercatori del Max Planck Institute, dell`Australian National University di Canberra, e di numerose istituzioni scientifiche italiane fra cui Cnr, Ispra, e le Università Palermo, Roma La Sapienza, Napoli, Messina, e Trieste. I risultati della ricerca multidisciplinare documentano come, nel corso dell`ultima glaciazione, il mare, in quel tratto fra la Calabria e la Sicilia, si sia abbassato fino a creare un ponte.
«La sella sommersa nello Stretto di Messina, che oggi si trova ad una profondità di 81 metri sul livello del mare, ha costituito per l`Homo Sapiens l`unica possibilità di collegamento tra l`Italia peninsulare e la Sicilia» ha detto ancora Antonioli nel corso della conferenza cui hanno preso parte anche il responsabile dell`Unità tecnica modellistica energetica ambientale dell`Enea, Vincenzo Artale, l`oceanografo dell`Enea Gian Maria Sannino, il geologo marino de La Sapienza di Roma, Francesco Latino Chiocci, e la paleontologa de La Sapienza Maria Rita Palombo. Secondo i ricercatori, inoltre, questo passaggio naturale fra la Sicilia e la Calabria ha fatto arrivare sull`Isola anche mammiferi oggi scomparsi come l`Equus hydruntinus, i cui resti risalenti a circa 22mila anni fa, sono stati rinvenuti dagli scienziati nella grotta di San Teodoro, nei pressi di Messina.
«La presenza di forti correnti, valutate fino a 16 nodi, nel bracio di mare che separa per circa 4 chilometri la punta meridionale della Calabria dalla Sicilia rende inverosimile – hanno detto i ricercatori – ogni ipotesi che il nostro antenato Homo Sapiens abbia potuto traversare a nuoto e con barche rudimentali questo tratto». Per arrivare a queste conclusioni, gli scienziati si sono serviti del calcolo delle variazioni del livello del mare e dell`analisi integrata dei dati più recenti raccolti in differenti discipline come la geologia marina, la tettonica, la geofisica, la modellistica oceanografica, la paleontologia e l`antropologia. «Con questo studio molti dei nostri ricercatori hanno tradotto competenze sul nucleare, sul clima o sull`energia in conoscenza in settori differenti della scienza» ha detto il commissario dell`Enea, Giovanni Lelli, intervenendo alla conferenza. (0050)

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