Il Pd chiede la testa di Gangemi: «Racconta favole»
REGGIO CALABRIA Sul caso “sangue infetto” Gangemi racconta «favole» e deve rassegnare le sue dimissioni. Il Pd non usa perifrasi per commentare quanto riferito stamattina dal direttore generale dell`…

REGGIO CALABRIA Sul caso “sangue infetto” Gangemi racconta «favole» e deve rassegnare le sue dimissioni. Il Pd non usa perifrasi per commentare quanto riferito stamattina dal direttore generale dell`Ao di Cosenza, interrogato dalla III commissione Sanità sullo scandalo che ha riguardato il Centro trasfusionale bruzio. Nella struttura sanitaria, il 6 luglio scorso, ha trovato la morte il 79enne Cesare Ruffolo, deceduto a causa di una trasfusione di sangue contaminato da germi. Il Centro, nell`arco dell`ultimo anno, è stato oggetto di quattro diverse ispezioni da parte delle autorità sanitarie, che hanno riscontrato gravi anomalie e inadempienze nella gestione dell`istituto. Criticità che oggi la Commissione ha cercato di approfondire, ma – a giudizio del gruppo democrat – adottando particolari riguardi nei confronti dello stesso Gangemi. Tra i consiglieri presenti all`audizione c`era anche la moglie del dg, Tilde Minasi, che per l`occasione ha preso il posto di Gabriella Albano.
«Il modo irrituale di condurre l’audizione richiesta dal gruppo del Pd consentendo al direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Cosenza, avvocato Gangemi, di raccontare una sua storia, a tratti favola, senza permettere ai commissari di interloquire e porre domande, ha svuotato il senso della audizione stessa, comportando il permanere di una situazione caratterizzata da forti criticità potenzialmente lesive della salute dei calabresi», hanno attaccato i consiglieri regionali del Pd Demetrio Naccari Carlizzi, Carlo Guccione e Tonino Scalzo.
A pesare come un macigno è la relazione della “Commissione Grassini”, inviata dal ministero della Salute. I rappresentanti del Pd fanno riferimento proprio a quel documento quando sottolineano il permanere di «elementi di rischio per i pazienti», senza contare «la mancata rimozione delle criticità evidenziate da sette mesi nella precedente ispezione» che avrebbe contribuito alla «determinazione dei tragici eventi accaduti nel luglio scorso».
Le inadempienze e le omissioni «aggravate dal tentativo di scaricare sui medici e sui sub-commissari per il Piano di rientro colpe e responsabilità dell’accaduto non possono che portare alla revoca immediata del direttore generale per gravi violazioni di legge, errori nella programmazione del turnover proprio con la mancata richiesta di personale per il Centro trasfusionale, oltre che per avere prodotto un deficit finanziario rilevante che, inspiegabilmente, non viene sanzionato, come prevede la normativa vigente, da parte del commissario Scopelliti». (0040)