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Tra Tuccio e il Pdl volano gli stracci… su Facebook

REGGIO CALABRIA C`eravamo tanto amati. Ma adesso è finita e nel Pdl reggino iniziano a volare gli stracci. Il partito di Berlusconi scricchiola in riva allo Stretto. È arrivato il momento di fare i c…

Pubblicato il: 20/09/2013 – 1:00
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Tra Tuccio e il Pdl volano gli stracci… su Facebook

REGGIO CALABRIA C`eravamo tanto amati. Ma adesso è finita e nel Pdl reggino iniziano a volare gli stracci. Il partito di Berlusconi scricchiola in riva allo Stretto. È arrivato il momento di fare i conti. E nel farlo c`è chi, oggi, vede le cose in maniera diversa rispetto agli ultimi 15 anni di politica, prima cittadina e poi calabrese. E se la lettera inviata ai giornali un paio di giorni fa dall`avvocatessa Gianpiera Nocera, la compagna dell`ex assessore all`Urbanistica Luigi Tuccio (oggi incandidabile), è la dimostrazione di come il “modello Reggio” poggi le sua fondamenta nel cinismo dei politici di centrodestra, è il social network Facebook a sancire una rottura insanabile tra l`ex coordinatore cittadino del Popolo della Libertà, il governatore e coordinatore regionale del partito Giuseppe Scopelliti e l`ex sindaco Demetrio Arena, dichiarato incompatibile dal Tribunale di Reggio e “premiato” assessore regionale alle Attività produttive. Quanto scritto da Tuccio, replicando alle provocazioni di chi giudicava la lettera della Nocera uno «sputare nel piatto dove si è mangiato», rappresenta un punto di non ritorno nel rapporto tra l`ex assessore e chi, ancora, pensa che il “modello Reggio” sia un esempio di buona amministrazione incurante dello scioglimento del Comune per mafia e della voragine delle casse di Palazzo San Giorgio.
«Sono convinta che né Arena né Scopelliti – scrive la signora Melina Romeo sulla bacheca Facebook di Tuccio – siano attaccati alle poltrone ma lavorano soltanto per il bene comune. Ma mi chiedo come si possono criticare persone con le quali si è collaborato per anni e tutto andava bene? Io questo atteggiamento lo chiamo sputare nel piatto dove si è mangiato». La risposta di Tuccio non si fa attendere: «No guardi – replica l`ex assessore –, io non ho mai mangiato in alcun piatto». E quello che, fino a ieri, era “Peppe” diventa all`improvviso «il signor Scopelliti» che, «da illustre sconosciuto e giocatore di basket della squadra di mio padre, – ricorda Tuccio rievocando la carriera politica del governatore – ha bussato a casa mia per essere sostenuto prima alla Circoscrizione, poi al Comune e poi alla Regione. Poi mi ha chiesto di candidarmi nel 2002, di fare il presidente del circolo (di An, ndr) nel 2003 e del partito nel 2007. Mi ha chiesto di candidarmi nel 2007 e non ho voluto. Poi mi ha chiesto di fare l`assessore all`Urbanistica contro la mia volontà, perché avevano bisogno del professionista integerrimo, con un Alto magistrato alle spalle (il padre di Tuccio, ndr) ed un madre con un forte ruolo sociale. Quanto al mangiare le dico che sono titolare del mio studio legale sin dal 1993 e con i soldi dello stipendio di assessore non ci compro neanche le risma di carta». Infine, sempre rivolgendosi alla signora Melina Romeo, Luigi Tuccio cerca di motivare la sua scelta: «Le idee sono state tradite e dei valori non ne parliamo! Avrà notato, visto che è così attenta, che dopo 30 anni di amicizia Scopelliti non ha ritenuto scrivere un rigo di solidarietà nei confronti della famiglia Tuccio… di Arena non ne parliamo perché non ha storia politica, trattandosi di un commercialista promosso sul campo, dopo aver beneficiato per anni di incarichi in Rai e Atam». Frasi che appaiono lontane anni luce dalle parole di stima che Tuccio aveva indirizzato ad Arena all`indomani dello scioglimento del Comune per contiguità mafiose. All`epoca, l`ex assessore all`Urbanistica costretto alle dimissioni dopo l`arresto della suocera (accusata di aver favorito la latitanza del boss Domenico Condello) si rivolgeva così al primo cittadino: «Mio sindaco, resti il sindaco signore e galantuomo che ha rappresentato le persone perbene. Abbiamo pagato colpe non nostre. Grazie per quello che hai fatto per questa città. Adesso tutti gioiscono di fronte al fallimento della propria città, pur di vedere il nemico politico abbattuto».
Tornando ai giorni nostri, nella sua bacheca Tuccio punta il dito anche contro Berlusconi: «Silvio – scrive – la monarchia è finita da un bel pò. Grazie per aver ostacolato il centrosinistra, ma adesso basta. Le sentenze si rispettano. Ultimamente non hai pensato alle riforme bensì a leggi ad personam e a promuovere nani e ballerine. Il centrodestra è una grande comunità ricca di giovani e capaci politici ed amministratori. Il tuo ex coordinatore di Grande Città di Reggio Calabria». «Doveva pensare alle riforme, tra cui quelle serie sulla giustizia (non la mediazione), e invece ha pensato alle leggi ad personam, alle buttanelle, ai nani e ai ricchi premi». Un concetto che Tuccio ha spiegato, poco dopo, anche al coordinatore provinciale della lista “Scopelliti Presidente”, Oreste Romeo, secondo cui occorre pensare soprattutto alle «leggi contra personam. Il giudice Esposito come lo vedete? In buona sostanza, il particolare, o “porco” che dir si voglia, va analizzato in maniera obiettiva prima di risalire ad una regola generale che nella coscienza comune non appaia e non sia il trionfo dell`ipocrisia. Se ti siedi al tavolo con un baro, sai già come va a finire».
«Luigi Tuccio è stato abbandonato e strumentalizzato». Scrive la sua compagna Gianpiera Nocera in una lettera che ricorda la replica a Scopelliti della signora Francesca Parisi, moglie dell`ex consigliere regionale del Pdl Santi Zappalà arrestato dopo essere stato intercettato a casa del boss di San Luca Giuseppe Pelle. «Le parole pronunciate dal presidente Scopelliti – scriveva nel dicembre 2011 la moglie di Zappalà – circa la necessità di “buttare a mare” le chiavi della cella di Nuoro ove da circa un anno è ristretto mio marito credo siano parse inopportune non solo a me e alle mie figlie, ma anche a tanti calabresi stanchi di atteggiamenti antimafia che non hanno il pregio della coerenza, della costanza e della serenità di giudizio. Mio marito è un uomo disperato perché sta pagando un prezzo altissimo per l`errore di un attimo: meriterebbe quanto meno un atteggiamento di umana pietà. E nessuno può ergersi a giudice, anche se non ha scheletri negli armadi, quando ancora è la Corte d`appello a doversi pronunziare. Così come a nessuno è consentito rigirare il coltello nella piaga non guardando alle travi conficcate negli occhi di tante persone che vagano nei territori della politica, senza che nessuno decida non dirò di gettare le chiavi, ma di usarne per fare uscire gli odori malsani che vi stazionano». (0050)

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