Le mire della `ndrangheta sui videopoker spagnoli
A Madrid, le sale da gioco sono prese d`assalto da giovani e meno giovani. Sognano una via d`uscita dalla crisi che si è mangiata il loro lavoro e i loro risparmi. Collegano i loro sogni alle macchin…

A Madrid, le sale da gioco sono prese d`assalto da giovani e meno giovani. Sognano una via d`uscita dalla crisi che si è mangiata il loro lavoro e i loro risparmi. Collegano i loro sogni alle macchinette, sperando di allineare cuori e ottenere jackpot: unica (o quasi) speranza in tempi magri di certezze economiche. Di solito non funziona, ma aiuta i business dorati delle mafie. E in prima fila, pronta a cogliere le opportunità dei “nuovi” affari globali, c`è la `ndrangheta. Che gestisce in maniera capillare il settore delle videoslot in Italia. Calabria, Lombardia, Lazio, Emilia Romagna, Piemonte: l`azzardo legale è una fonte inesauribile di ricchezza per i clan.
Adesso le holding familiari del gioco puntano anche all`estero. E la prova arriva dall`ultima relazione semestrale della Dia, pubblicata di recente, che si riferisce alle attività d`indagine portate avanti nella seconda metà del 2012. Sono gli investigatori a mettere nero su bianco l`esistenza di interessi da parte di «un`associazione criminale riconducibile alla `ndrangheta, dedita alla produzione distribuzione e gestione di macchine di intrattenimento ludico (slot machine) per fini di riciclaggio di proventi derivanti da attività delittuose».
Al centro delle indagini c`è un esponente dei clan trapiantato in Spagna, che la polizia locale seguiva già per questioni legata al traffico di sostanze stupefacenti. Sono questi i terreni sui quali si incrociano le mafie: droghe e slot machine hanno nella penisola iberica uno snodo fondamentale. Le prime perché è una tappa di passaggio per i grossi scambi di coca, le seconde perché le difficoltà economiche continuano a trainare un settore in cui lo Stato mostra la sua faccia peggiore. E le associazioni criminali cercano di affiancarlo. (0020)