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Un referendum per salvare il Tribunale di Rossano

REGGIO CALABRIA Il consiglio regionale prova a salvare il Tribunale di Rossano attraverso un referendum. Il 13 settembre è entrato in vigore il decreto legislativo 155, che prevede la soppressione di…

Pubblicato il: 23/09/2013 – 16:56
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Un referendum per salvare il Tribunale di Rossano

REGGIO CALABRIA Il consiglio regionale prova a salvare il Tribunale di Rossano attraverso un referendum. Il 13 settembre è entrato in vigore il decreto legislativo 155, che prevede la soppressione di 26 uffici giudiziari (a eccezione di quelli abruzzesi, a causa delle conseguenze del sisma del 2009), tra cui quello della provincia cosentina, a cui restano soltanto due anni di attività. Il Tribunale di Rossano dovrà essere accorpato a quello di Castrovillari, ma l’Aula si gioca la sua ultima carta: un referendum abrogativo delle norme che prevedono il riordino della geografia giudiziaria. Una soluzione che, in base all’articolo 75 della Costituzione, deve passare attraverso l’adesione di altri 4 consigli regionali, oltre a quello calabrese. L’obiettivo è annullare le disposizioni della legge 148 e dei decreti legislativi 155 e 156.
La proposta referendaria è stata votata all’unanimità dall’assemblea legislativa calabrese. Precedentemente era stata deliberata dalla I commissione “Affari costituzionali”, presieduta da Giuseppe Caputo. È stato proprio il rappresentante rossanese a commentare le decisioni del governo Monti, che solo ora stanno trovando effettiva attuazione: accorpare un Tribunale come Rossano a quello di Castrovillari («che è stato “salvato” da qualche burocrate») costituisce «reato», è «un abuso d’ufficio». Le motivazioni di Caputo, uno dei consiglieri che più si sta battendo per il presidio cosentino, sono basate su alcuni dati: il Tribunale di Rossano sorge in un territorio di 1.500 chilometri quadrati con una popolazione di oltre 130mila abitanti. La sua “unione” con Castrovillari rappresenterebbe dunque una soluzione «illegittima e irrealizzabile», in quanto viola – è scritto nel provvedimento approvato – le disposizioni della legge 148.  
Sulla stessa lunghezza d’onda di Caputo anche Gianluca Gallo (Udc), che osserva come su 4 tribunali a rischio ne è stato infine «chiuso solo uno, in un territorio dove sono presenti forti consorterie criminali. I risparmi che si otterranno sono irrisori, ma il ministero dovrà comunque spiegarci quanto costerà trasferire i detenuti dal carcere di Rossano a quello di Castrovillari». Per il consigliere centrista in gioco c’è l’abrogazione di una vera e propria «bruttura» legislativa. Anche il Pd appoggia la proposta di referendum. Sandro Principe, dopo aver annunciato il voto favorevole del gruppo democrat, ha ribadito l’importanza dei tribunali come capisaldi della legalità in una regione a rischio come la Calabria, non senza ricordare come la primogenitura del riordino degli uffici giudiziari porti la paternità dell’allora ministro della Giustizia dell’ultimo governo Berlusconi, Angelino Alfano. Dunque, come sottolinea anche Demetrio Naccari Carlizzi nel suo intervento, la “responsabilità” della chiusura del Tribunale di Rossano non sarebbe del ministro Cancellieri, bensì di un esecutivo “amico” della maggioranza di centrodestra attualmente alla guida della Regione. Polemiche che Caputo tenta di disarmare rimarcando la “confessione” di qualche giorno fa del ministro Cancellieri, secondo cui il pieno rispetto di criteri oggettivi avrebbe potuto determinare la chiusura di molti altri Tribunali italiani. Principi che, in Calabria, sono valsi solo per Rossano.

IL PIANO ENERGETICO L’Aula ha dato via libera all’unanimità anche a una proposta, da sottoporre al Parlamento, per l’attuazione del nuovo piano energetico nazionale. Il provvedimento altro non è che un tentativo di stop alle trivellazioni che continuano a interessare il Mar Jonio. «Non possiamo mettere a repentaglio un intero ecosistema che dà occupazione a chi risiede in quell’area. Una vocazione che non può essere messa a rischio nemmeno dalle multinazionali degli idrocarburi», ha detto il presidente della commissione Ambiente, Gianluca Gallo.

OK BILANCI ATERP E CALABRIA LAVORO Nel corso della seduta, il Consiglio ha varato il bilancio di previsione 2013 dell’Ardis di Catanzaro e dell’Azienda Calabria lavoro e il consuntivo 2011 delle Aterp di Crotone e Catanzaro (per la quale ha avuto l’ok anche il bilancio preventivo 2013). L’Aula ha poi preso atto del “Programma operativo regionale” Fse 2007-2013, così come modificato dalla Commissione europea, e ha approvato il “Piano finanziario per assi prioritari e obiettivi specifici comuni”.

FURIA CHIZZONITI Ha scatenato una battaglia furibonda 30 secondi dopo aver fatto il suo ritorno in Consiglio. Aurelio Chizzoniti prova a prendere la parola in consiglio regionale ma il presidente lo blocca: non è prassi prendere la parola dopo la surroga. Un’affermazione che fa andare su tutte le furie l’avvocato reggino. «La prassi nella gerarchia delle fonti sta all’ultimo posto, i diritti invece sono insopprimibili», urla il neo-consigliere. «Prendo atto di non poter parlare dello “scandalo giustizia” a Reggio Calabria – ha aggiunto furibondo –. Lei non ha nulla da temere dalle mie parole. Qui siamo a un passo dalla dittatura. Si perquisiscono i giornali, i giornalisti e in consiglio regionale non si può intervenire».
Poi la bordata finale, forse carica di una rabbia repressa per troppi mesi: «Le brutture della giustizia di questa città devono venire a galla. Questa Consiglio ha la responsabilità di averlo reintegrato (si riferisce ad Antonio Rappoccio, reintegrato a Palazzo Campanella prima di essere raggiunto dal divieto di dimora che ha permesso il ritorno di Chizzoniti, ndr). Io ho il diritto di sbandierare tutto questo». Niente da fare, Talarico non cede: «In 43 anni non è mai successo che un consigliere prenda la parola» al suo rientro in Aula. Chizzoniti si placa e torna a sedersi, non senza annunciare nuove “denunce” a partire da domani stesso.
La parentesi al calor bianco tra Talarico e Chizzoniti era stata preceduta da un nuovo arrivo in Astronave. Le dimissioni da consigliere dell’ex assessore al Lavoro Francescantonio Stillitani determinano la new entry di Salvatore Bulzomì, primo dei non eletti della provincia di Vibo Valentia. Il neoconsigliere ha subito occupato uno degli scranni riservati all’Udc. Il suo predecessore, al momento dell’abbandono della sua carica nella giunta regionale, aveva anche lasciato la formazione centrista, che non lo aveva candidato in posizione utile alle ultime elezioni politiche. (0030)

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