Chizzoniti rinuncia al mandato nei processi con Esposito
REGGIO CALABRIA Lo aveva annunciato nell’esposto denuncia con cui ha chiesto la ricusazione del giudice Andrea Esposito, presidente del Collegio chiamato a giudicare il processo Rappoccio, e gli è ba…

REGGIO CALABRIA Lo aveva annunciato nell’esposto denuncia con cui ha chiesto la ricusazione del giudice Andrea Esposito, presidente del Collegio chiamato a giudicare il processo Rappoccio, e gli è bastato meno di una settimana per passare dalle parole ai fatti. È ad una nota che l’avvocato e consigliere regionale Aurelio Chizzoniti affida la comunicazione della sua rinuncia a tutti i mandati difensivi pendenti di fronte a collegi presieduti dal giudice Esposito, a causa di quello che il legale definisce «insolito quanto sospetto “affectio causae”». Una missiva indirizzata al presidente Corte d’appello di Reggio Calabria, Giovanbattista Macrì, al procuratore capo presso il Tribunale di Catanzaro, Antonio Vincenzo Lombardo, al procuratore generale presso la Corte di cassazione, Gianfranco Ciani, al vicepresidente del Csm, Michele Vietti, e al ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, nonché, per conoscenza, al procuratore generale e all’avvocato generale presso la Corte d’appello di Reggio Calabria e al presidente nazionale dell’Anm, come pure al suo omologo calabrese. La lettera rappresenta l’ennesima puntata di una feroce polemica che vede opposti il giudice Esposito, presidente del Collegio chiamato a giudicare l’ex consigliere regionale – oggi sospeso – Antonio Rappoccio, e l’avvocato Chizzoniti, grande accusatore del politico e parte lesa nel medesimo procedimento.
Dopo l’ultima udienza Chizzoniti è stato fortemente critico nei confronti del giudice, che «pur non obbligato ope legis a disimpegnarsi dal processo Rappoccio, quantomeno fino alla decisione della Corte» sull’istanza di ricusazione, avrebbe potuto differire il processo programmato per le ore 15 e chiamato intorno alle 21.
Per Chizzoniti, non solo l’ora tarda sarebbe stata una valida ragione per differire il processo, ma anche l’assenza di Rappoccio, colpito da un divieto di dimora in Calabria, quindi costretto a far ritorno a Messina in orario compatibile con quello degli Aliscafi sarebbe stata una valida ragione per farlo. «La determinazione “palestinese” del Presidente Esposito – si legge nell’esposto di Chizzoniti – ha prodotto la rinnovazione degli atti escutendo un solo teste già sentito ed uno mai sentito, a fronte di oltre trenta testimonianze indicate dalle varie parti». Un comportamento che per il legale, pur conformandosi a quanto il codice prescrive, «è certamente sottratto a quelle norme non scritte la cui efficacia non è di secondaria importanza rispetto a quella di regole espressamente disciplinate». (0070)