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Scientology replica a Meduri

Riceviamo e pubblichiamo la replica di Luigi Brambani (Chiesa Nazionale di Scientology d’Italia, Ufficio Affari Pubblici) all’intervista a Renato Meduri dal titolo «Scopelliti in FI? Scelta obbligata…

Pubblicato il: 02/10/2013 – 13:02
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Scientology replica a Meduri

Riceviamo e pubblichiamo la replica di Luigi Brambani (Chiesa Nazionale di Scientology d’Italia, Ufficio Affari Pubblici) all’intervista a Renato Meduri dal titolo «Scopelliti in FI? Scelta obbligata».

Nell’intervista l’ex senatore Meduri afferma che tra i motivi per cui Alleanza Nazionale non sostenne la sua candidatura alle elezioni politiche del 2006, oltre ai frequenti contrasti con la dirigenza e l’aver schiaffeggiato un Ministro leghista, c’era anche il fatto che stava «… portando avanti leggi contro le sette che erano scomode ai potenti in qualche modo legati anche a Scientology».
Ci sarebbe da sorridere se non fosse che quelle che il signor Meduri chiama superficialmente «leggi contro le sette» altro non erano che disegni di legge per limitare la libertà di religione garantita dalla Costituzione Italiana (articoli 8, 19, 20). Per la cronaca, il signor Meduri fu il primo firmatario del Ddl 800, presentato nel novembre 2001, col titolo “Norme per contrastare la manipolazione psicologica”, titolo che inevitabilmente rimanda al famigerato “reato contro l’integrità psichica” di cui si diceva erano colpevoli i cristiani evangelici che cercavano di fare proselitismo nel periodo fascista.
Il Ddl 800 era un disegno di legge che avrebbe voluto reintrodurre il reato di plagio, però imbellettato così da superare il giudizio impietoso dell’incostituzionalità. Ricordo che il reato di plagio, ex articolo 603, è stato dichiarato incostituzionale dalla Corte Costituzionale con la sentenza numero 96 dell’ 8 giugno 1981, proprio quando un prete cattolico ne stava per sperimentare gli effetti devastanti.
Fino ad ora, l’operazione di “cosmesi” non ha avuto fortuna e se il defunto reato di plagio riposa da tempo con la coscienza sporca nel cimitero delle ingiustizie, il non meglio precisato “reato di manipolazione mentale” o “reato contro la manipolazione psichica” non ha visto la luce, cosa che però non gli ha impedito di fare ulteriori e inutili danni.
I danni a cui mi riferisco sono riconducibili a quel clima di falso allarmismo che lo stesso signor Meduri ha purtroppo contribuito ad alimentare con il suo Ddl e ciò che ne è conseguito. Un clima di inutili sospetti, di grave intolleranza e perfino delazione sfociata in vicende giudiziarie che hanno coinvolto innocenti. Un clima di aperta discriminazione e di istigazione all’odio nei confronti dei nuovi gruppi religiosi, irresponsabilmente etichettati come «sette».
Un clima che è stato generato dai cosiddetti gruppi antisette – che alcuni esperti  giudicano ancora più settari delle stesse “sette” che vorrebbero contrastare – e avvallato da alcuni politici che sono stati suggestionati da rapporti falsi e cifre gonfiate e persuasi a presentare disegni di legge illiberali.
Nell’articolo il signor Meduri afferma che i suoi progetti di legge contro le sette erano scomodi per «…i potenti in qualche modo legati anche a Scientology».
Appellandomi alla coerenza che riconosciamo al signor Meduri, gli chiedo di fare i nomi di quei «potenti». Chiedo anche che il signor Meduri ci spieghi in base a quali criteri scientifici sa riconoscere la differenza tra una religione autentica e una setta. Potrebbe darsi che la sua spiegazione contribuisca ad aiutare i campi della sociologia e della filosofia della religione, i cui massimi esperti ancora non hanno trovato un definizione di religione che metta tutti d’accordo.
Un’ultima amara considerazione. L’articolo 1 del Ddl 800 a firma del signor Meduri recitava così:
«Chiunque, mediante violenza, minacce, suggestioni o con qualunque altro mezzo, condizionando e coartando la formazione dell’altrui volontà, pone taluno in uno stato di soggezione tale da escludere o limitare la libertà di agire, la capacità di autodeterminazione e quella di sottrarsi alle imposizioni altrui, è punito con la reclusione da sei a dodici anni».
Preso atto di ciò che molti politici fanno quando ricorrono a tecniche per suggestionare l’elettorato, a metodi più o meno aperti che hanno lo scopo di coartare la volontà e la capacità di autodeterminazione dell’avversario politico, perfino ricorrendo alle minacce e alla violenza, come si è verificato alcune volte in Parlamento e come lo stesso signor Meduri ha confessato nell’intervista, viene da chiedersi se non sia meglio che una tale fattispecie di reato sia introdotto nel nostro codice penale. In tal caso, i cittadini avrebbero forse uno strumento efficace per rivalersi su certi politici interessati al potere, al dominio.

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