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Stasera a San Fili l`armonica magica di Enrico Granafei

COSENZA Evento speciale nella programmazione della Residenza Teatri Meridiani diretta da Dante de Rose: oggi, venerdì 4 ottobre, alle 20,30 – direttamente da Montclair, nel New Jersey – arriva al tea…

Pubblicato il: 04/10/2013 – 10:48
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Stasera a San Fili l`armonica magica di Enrico Granafei

COSENZA Evento speciale nella programmazione della Residenza Teatri Meridiani diretta da Dante de Rose: oggi, venerdì 4 ottobre, alle 20,30 – direttamente da Montclair, nel New Jersey – arriva al teatro “Gambaro” di San Fili Enrico Granafei. Il suo attesissimo concerto dal titolo “Elogio della ciotìa” è un viaggio musicale, e non solo, dagli States a San Fili. Un`occasione per molti cosentini per incontrare Granafei il quale, anche se vive da trent’anni Oltreoceano, ha mantenuto sempre un forte legame con il territorio cosentino tanto da cogliere al volo ogni occasione per tornarvi. Ed è anche l’occasione per ascoltare un musicista che è uno dei più accreditati suonatori di armonica cromatica nel mondo (unico allievo del grande Toots Thielemans) oltre che chitarrista.
Enrico Granafei ha una lunga esperienza musicale che si sviluppa sia nell’ambito classico che jazz. Si è diplomato in chitarra classica al Conservatorio de L`Aquila nel 1976. La sua carriera artistica inizia a Roma, dove diventa subito noto nella comunità musicale. Nel 1978 si trasferisce in Germania dove insegna in due scuole di musica. Nei primi anni 80, dopo il ritorno in Italia, Granafei inizia ad allargare i suoi orizzonti musicali e parte la sua esplorazione del jazz attraverso l`armonica cromatica. Seguendo la tradizione del leggendario Toots Thielemans inizia ad esplorare nuove possibilità per l`armonica , uno strumento troppo spesso associato esclusivamente al rock e al blues. In quel periodo, oltre a suonare nei migliori jazz club in Italia, Enrico suona in programmi Rai come membro dell’Orchestra di Pippo Caruso.
Il suo amore per il jazz lo porta a New York, la capitale mondiale del jazz, dove inizia subito ad esibirsi in jazz club come il Blue Note, Birdland, Visiones, Angry Squire e The Bottom Line. In seguito partecipa a molti concerti negli Stati Uniti suonando l’armonica cromatica ed è presente nei maggiori festival europei, tra cui Pori Jazz Festival (Finlandia), Euromeet Jazz Festival (Italia). Nel 1989 decide di iscriversi alla Manhattan School of Music. Dopo due anni conseguirà un “masters degree” in jazz come unico studente del suo maestro, Toots Thielemans, nonché unico armonicista nella storia dell’istituto ad aver conseguito tale titolo di studio. Dal 1999 Enrico è proprietario e direttore musicale del prestigioso Trumpet Jazz Club a Montclair, nel New Jersey (Usa), il più importante locale jazz nello Stato. Continua ad esibirsi in altri importanti locali jazz negli Stati Uniti e in Europa, e lavora anche in sala di registrazione sia come leader che come sideman.
È considerato uno dei più importanti strumentisti di armonica cromatica nel mondo. Molto interessante è il lavoro da lui fatto su alcuni particolari strumenti. La “Harmonica hands-free chromatic”, lo strumento rivoluzionario inventato da Vern Smith, gli permette di suonare l`armonica cromatica e chitarra allo stesso tempo, qualcosa che nessuno aveva mai fatto nel jazz. L`uso della chitarra Db inventato da Nico Di Battista aggiunge ancora un`altra dimensione alla musica di Enrico, essendo lo strumento una combinazione di basso e chitarra. Poliedrico nelle sue composizioni, Granafei mescola vari generi musicali – canzoni napoletane, musica brasiliana e tanti altri – creando melodie originali ed innovative. L’esperimento più affascinante, tuttavia, è sicuramente la creazione di testi in dialetto cosentino. Alla sua Calabria ed alla sua città, infatti, Granafei è profondamente legato – mantiene un forte sodalizio artistico e personale con Totonno Chiappetta – nonostante trent’anni di emigrazione. A testimonianza di ciò, la creazione di un intero repertorio di canzoni in dialetto cosentino. A proposito ha detto scherzosamente: «A volte, alcune persone, dopo aver cantato in dialetto, si avvicinano e mi chiedono se ho cantato in portoghese. E no! D’altronde, sanno pure che sono italiano! Il rapporto con la mia città è estremamente importante e questo l’ho capito semplicemente dopo alcuni anni di America. A un certo punto, dopo essere andato negli Stati Uniti per la mia passione verso il jazz, mi sono ritrovato a scrivere canzoni in dialetto cosentino; senza sapere come e perché, è avvenuto un po’ per magia. Questo dimostra, in primis, l’attaccamento alla mia città; un attaccamento, però, consolidato in maniera differente rispetto ad un normale emigrato che – per una specie di dicotomia – non si sente a proprio agio nella terra che lo ospita e, allo stesso tempo, non lo è più neppure nella sua terra natale. Per quel che mi riguarda, visto che torno ogni anno a Cosenza, sono riuscito a far camminare in parallelo i due luoghi: la Cosenza che amo non è quella del mio liceo, ma quella di adesso, con tutti i suoi personaggi e tutte le cose che vi succedono». (0070)

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