IN EDICOLA | Grandi opere: obiettivo mancato
All`origine l`idea era ottima: accelerare la realizzazione delle opere ritenute strategiche per il Paese affidandole a un`unica grande impresa. Capace cioè per caratteristiche proprie – struttura org…

All`origine l`idea era ottima: accelerare la realizzazione delle opere ritenute strategiche per il Paese affidandole a un`unica grande impresa. Capace cioè per caratteristiche proprie – struttura organizzativa e solidità economica – di portare a termine la missione. Ma come per quasi tutte le iniziative che si avviano in Italia anche la legge Obiettivo – la normativa che ha dato il “la” all`introduzione dei general contractor nel Belpaese – ha creato un mostro giuridico e imprenditoriale. Con una variante negativa in più: quanto si parla di opere pubbliche e di grandi appalti le mafie certamente non rimane a guardare. Così la storia degli interventi strategici per far crescere l`Italia dalla cartina presentata in pompa magna dal presidente Berlusconi nel salotto mediatico di “Porta a porta” si è tramutata nell`ennesimo bluff consumato alle spalle dei cittadini e soprattutto delle imprese locali. Con un aggravante per la nostra regione: le grandi imprese del Nord hanno fatto man bassa di tutti gli appalti pubblici con i benefici connessi (commesse da miliardi di euro) mentre le nostre aziende – relegate a mere esecutrici delle opere – sono rimaste schiacciate tra gli oneri crescenti degli interventi e il peso dei contratti imposti con regole vessatorie. E il lascito è sotto gli occhi di tutti: opere incomplete, intere filiere produttive locali sul lastrico e le `ndrine a sfregarsi le mani.
(Gli articoli di copertina, firmati da Pablo Petrasso, Alessia Candito e Roberto De Santo, sono sul numero 120 del Corriere della Calabria, in edicola questa settimana)