Il dramma del Parco di Sibari in onda su Raitre
CASSANO ALLO IONIO «Sembra un film dell`orrore». Licia Colò presenta così il servizio che descrive la condizione del Parco archeologico di Sibari, ancora sommerso dal fango a 10 mesi dall`esondazione…

CASSANO ALLO IONIO «Sembra un film dell`orrore». Licia Colò presenta così il servizio che descrive la condizione del Parco archeologico di Sibari, ancora sommerso dal fango a 10 mesi dall`esondazione del fiume Crati. La puntata di ieri di Alle falde del Kilimangiaro ha puntato i riflettori sullo stato di salute del sito, per il quale «poco o nulla è stato fatto per restituirlo all`umanità tutta», commenta la presentatrice di Raitre. In studio con lei due esperti, il presidente del Fai, l`archeologo Andrea Carandini, e il geologo Aurelio Valentini. Il viaggio nelle meraviglie sommerse di Sibari inizia con un reportage di Stefania Battistini, che osserva come ancora si scavi a mani nude «per riportare alla luce l`orlo di un pozzo della Magna Grecia». Il Parco del Cavallo è al centro di un paradosso: bisogna scavare per far riaffiorare gli scavi, vestigia di 15 secoli di storia greco-romana. Ma i soldi necessari per ripristinare lo stato dei luoghi non ci sono. «Dal ministero – spiega l`inviata – sono arrivati 300mila euro, poi più nulla. Per questo una delle strade più antiche della Magna Grecia è stata ripulita solo a metà». Il Crati ha trasformato in un lago un bene prezioso. Quando le acque si sono ritirate hanno lasciato solo fango e argilla su tutti i reperti, i mosaici, le tracce di una civiltà millenaria.
L`inondazione del 17 e 18 gennaio ha però solo aumentato a dismisura i problemi di un sito che, forse, non è mai stato gestito come avrebbe meritato. Pochi servizi ai visitatori e organizzazione approssimativa, come dimostra una petizione dei turisti nella quale si chiede di pagare di più il prezzo del biglietto (due euro solo per il museo, l`accesso al Parco è gratuito) pur di avere almeno le audioguide. Perché uno dei tanti problemi che ammantano Sibari, oltre al fango, è quello di essere praticamente misconosciuta. «Altrove sarebbe una miniera d`oro, qui è un deserto», chiosa Battistini, che non può non notare «l`assenza totale dei servizi, con la Statale 106 che taglia in due il sito archeologico».
Il museo, malgrado campagne promozionali praticamente inesistenti, riesce comunque a portare circa 14mila visitatori all`anno. Dentro «non c`è nemmeno una cartolina, nessun bookshop e neppure un bar». Poco più in là, gli archeologi sono riusciti a far riaffiorare una terza area di scavi. La reporter della Rai la trova completamente incustodita: «Chiunque qui potrebbe impadronirsi dei reperti».
La minaccia più grande è rappresentata dal futuro, dall`inverno. Con le piogge il Crati potrebbe tornare a gonfiarsi e a minacciare, forse irrimediabilmente, il Parco. Gli argini del fiume, però, «non sono stati rafforzati al meglio», anche perché i 4 milioni di euro destinati a quest`intervento non sono stati spesi. «Ci sono 18 milioni di fondi Poin (vecchi finanziamenti europei per le aree culturali, ndr) non ancora utilizzati. E adesso andrebbero spesi in fretta».
In studio, il geologo Valentini conferma i rischi legati alla stagione fredda: «Il Crati non ha mai lesinato fenomeni di questo tipo, non è esclusa una nuova esondazione».
Eppure non si tratta solo di prendere atto dell`implacabilità delle forze di natura. In relazione al Parco di Sibari sono molte le responsabilità dell`uomo. In quelle zone sono state liberate nutrie da allevamento (che scavano continuamente il terreno, rendendolo meno resistente alla forza dell`acqua), sono stati piantati agrumeti e installati manufatti abusivi. È, come ricorda Valentini, il classico “effetto tappo” che impedisce al fiume di defluire facilmente verso la sua foce.
Carandini ricorda invece l`importanza di un sito come quello calabrese, di enorme valore visto che nel «440 a.C. Pericle volle costruire la città di Turi, affidandone la costruzione al più grande urbanista del tempo, Ippodamo da Mileto. Le città “regolari” di oggi nascono da lì».
La soprintendente dei beni archeologi della Calabria, Simonetta Bonomi, collegata via Skype, prova a rassicurare tutti spiegando come sia già in corso l`attività di progettazione per i problemi idraulici. «Speriamo che i lavori riprendano al più presto e che si concludano prima dell`inverno. Non siamo né ciechi né sordi rispetto a tutte le altre problematiche. Da tre anni lavoriamo a progetti per la valorizzazione di Sibari». E intanto la stagione delle piogge è già alle porte. (0040)