Preciso, a beneficio della stampa, degli iscritti e dei cittadini, che non mi aspettavo alcun esito diverso del ricorso presentato dal sottoscritto circa l’incandidabilità di Enzo Bruno. Anzi, la risposta della commissione, in un capoverso mi dà quasi ragione quando scrive che “rilevato la genericità delle motivazioni addotte, da considerarsi petizioni di principio, sono da tradurre eventualmente in modifiche statutarie”, come se la truffa è una motivazione generica. Prima di scrivere sulla stampa e fare il ricorso, appena appreso chi erano i candidati, avevo chiamato il commissario regionale, nonché Deputato eletto nella mia provincia, per dirgli cosa ne pensava della candidatura di Bruno a segretario provinciale del Pd. La risposta è stata «lasciamo stare le questioni giudiziarie». Non poteva rispondere diversamente in quanto, anche le pietre sanno, che fino a pochi giorni dalla scadenza delle candidature, il soggetto in questione era il candidato sul quale D`Attorre puntava per fare un congresso unitario. Solo uno come l`onorevole-commissario poteva pensare che a Catanzaro ci fossero ancora iscritti con l’anello al naso.
Ritengo infatti che, al netto delle truppe cammellate radunate dai consiglieri regionali della provincia, sono i “veri iscritti” a dover chiudere una pagina nera della vita di questo partito nella provincia di Catanzaro e non le commissioni di garanzia. Quello che volevo fare con il mio ricorso era testimoniare la non adeguatezza di un codice etico che non prevede la truffa come causa di incandidabilità, ed avviare una riflessione etica in un partito che dovrebbe fondare la propria credibilità non sui regolamenti soltanto ma anche e sopra tutto sulla dignità e sul buon senso. Fermo restando il rispetto per la persona, la candidatura di Bruno è inopportuna perché condannato per una vicenda che vede i soldi della provincia utilizzati ad uso privato. Con quale coerenza e correttezza questo candidato, tra l’altro facente parte della struttura speciale di un consigliere regionale, potrebbe, se eletto, parlare di nuovo corso, di sobrietà della politica, di indipendenza tra partito ed eletti, delle riforme che l’opinione pubblica chiede a questo partito ed alla politica? Con quale trasparenza? C’è un pezzo di partito che è davvero morto e senza dignità proprio nel momento in cui un salto in avanti, uno sforzo di prospettiva sarebbero fortemente richiesti? Non è un regolamento o uno statuto incompleto a poterlo riabilitare.
Cosa mi spinge ancora a scrivere su questa amara vicenda? In primo luogo, il mio attaccamento a questa creatura, il Pd, che in Calabria ha avuto la disavventura di essere nata acefala ma con tanti capi bastone, che è in regime di commissariamento da appena otto mesi dopo il congresso 2009. In secondo luogo un appello al gruppo dirigente nazionale che è tale se ha la forza morale ed il coraggio politico di affrontare le questioni quando si presentano, anche se le regole interne non lo prevedono.
Infine mi rivolgo agli iscritti “veri”, quelli cioè che in ogni contrada della regione tengono alta la bandiera del Pd, togliendo risorse dal bilancio familiare per tenere aperto un circolo, che nei prossimi giorni saranno chiamati a scegliere il futuro segretario provinciale di Catanzaro. Compagni ed amici, confido che il corso del congresso segni un moto d’orgoglio di questo corpo collettivo che si chiama Pd, altrimenti sarà notte fonda, più di quanto non lo sia già stato.
*Circolo Pd Catanzaro Lido
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