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ARABA FENICE | Gli affari delle `ndrine all`ombra dell`edilizia

REGGIO CALABRIA «La `ndrangheta qui controlla molto se non tutto». Poche parole sono state sufficienti al procuratore capo di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, per riassumere tutta l`inchies…

Pubblicato il: 06/11/2013 – 16:35
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ARABA FENICE | Gli affari delle `ndrine all`ombra dell`edilizia

REGGIO CALABRIA «La `ndrangheta qui controlla molto se non tutto». Poche parole sono state sufficienti al procuratore capo di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, per riassumere tutta l`inchiesta “Araba Fenice” che poggia le sue basi sulle intercettazioni telefoniche e ambientali raccolte dal nucleo di Polizia tributaria e dal Gico della guardia di finanza, guidate dal colonnello Mimmo Napolitano e dal maggiore Peppino Abbruzzese.
Le cosche si sono divise il territorio. Ma non solo. Anche il lavoro nei cantieri dell`edilizia privata: le cimici delle fiamme gialle hanno dimostrato come, in riva allo Stretto, non c`è spazio per l’economia legale, per quelle società che, in un modo o nell`altro, non sono riconducibili alle consorterie.
Il sostituto procuratore della Dda Giuseppe Lombardo è riuscito a registrare addirittura un vero e proprio summit mafioso durante il quale Giuseppe Stefano Tito Liuzzo “sceglieva” «le imprese che avrebbero lavorato presso il cantiere della Edilsud».
«L’analisi eseguita – scrivono infatti i magistrati – ha consentito di acclarare che ogni impresa, che ha contribuito alla realizzazione delle costruzioni edificate dalla Edilsud S.n.c., risulta essere strettamente legata, direttamente o indirettamente, a personaggi già noti alle all’autorità giudiziaria, alle forze dell’ordine nonché alle cronache criminali reggine, in quanto organicamente inseriti nell’articolata struttura della `ndrangheta operante nella “provincia” di Reggio Calabria».
Un fiume di intercettazioni che si sono rivelate fondamentali per l`impianto accusatorio approvato dal gip che ha firmato le 43 ordinanze di custodia cautelare.
Il pm Lombardo ha definito addirittura “illuminante” il «colloquio chiarificatore, intercorso in data 27.10.2009, tra il pregiudicato mafioso Liuzzo Giuseppe Stefano Tito – reale dominus della speculazione edilizia – e il boss Latella Antonino (classe 1949), recentemente tratto in arresto nell’ambito della nota Operazione “Reale”, quale capo della ‘ndrina Ficara-Latella».
In sostanza, in quella conversazione Liuzzo ha effettuato una «parziale elencazione della “spartizione” dei lavori di completamento dell’Edilsud S.n.c.».
I due si trovavano nell’ufficio della Euroedil Sas quando Liuzzo spiega: «Voglio dirvi io… ascoltatemi… voglio dire… è stata una scelta… il Barcaiolo ha voluto fare la carpenteria… ma è stata una scelta di Barcaiolo (un altro indagato, ndr)… dice ma qua c`è tizio che la fa… io ho preso l`impegno con Barcaiolo… ohh… vostro nipote (ndr Latella Vincenzo) ha voluto fare il ferro… il ferro… Saverio (ndr Autolitano) ha voluto fare gli ascensori… gli ascensori… eh… Salvatore (ndr Saraceno) ha voluto fare… voglio dire… le mattonelle (ndr pavimenti)».
E in un`altra occasione è sempre Liuzzo a raccontare al pregiudicato Gaspare Giuseppe Gozzi «l`acclarato meccanismo mafioso alla base della spartizione dei lavori»: «Quando ci sono state delle incomprensioni… – dice Liuzzo – qua sotto (riferito al cantiere della Edilsud Snc n.d.r.), qua allora, quando si sono seduti, in un primo movimento, prima che entrassi io… omissis… lui si è seduto e ognuno si è guardato, scusa la volgarità, il cazzo e il culo suo, scusa la volgarità… omissis…scusa la volgarità… Chi si è guardato lo sbancamento, chi si è preso il lavoro del ferro, chi si è preso l`impianto elettrico, chi si è preso una cosa e chi si è preso un`altra, chi si è preso il piegamento del ferro… Dell`altra parte, chi si è tirato la pittura, chi si è preso le facciate, chi si è preso l`impianto elettrico. Poi sono subentrato io… come… società, io sono entrato con una quota… allora, quando sono entrato io tutti… pino i lavori, eh… è venuto Nino Pavone, mandato…. come rappresentante, è venuto Nino Pavone e dice… lo sbancamento, i camion, abbiamo combattuto prima noi, dice, sai Pino, un poco di lavoro…omissis sono venuti i tuoi nipoti dai… gli ho detto io a tuo nipote… non ti preoccupare, lasciami fare a me che… non ti preoccupare che ti faccio entrare, però tu devi sentire come ti dico io…».
Il “Liuzzo pensiero”, in sostanza, si può riassumere con una frase captata nel corso di un`intercettazione. Poche righe dalle quali, però, traspare la consapevolezza degli indagati di aver creato un cartello di imprese. Una vera e propria “holding criminale” con i suoi pro e suoi contro: «Se io mi devo fare un pezzo di lavoro per guadagnare quei centomila euro, mi devo fare dieci anni di carcere con qualche altra associazione, io mi sono stancato». (0090)

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