Gioia, sei giovani segregati in un campo rom
GIOIA TAURO Doveva essere un`operazione di polizia di routine, per cercare armi e droga, in una zona da sempre abitata dalla comunità rom di Gioia Tauro, nel Reggino, ma i carabinieri stamattina hann…

GIOIA TAURO Doveva essere un`operazione di polizia di routine, per cercare armi e droga, in una zona da sempre abitata dalla comunità rom di Gioia Tauro, nel Reggino, ma i carabinieri stamattina hanno scoperto sei giovanissimi, tra i quali quattro minorenni e un maggiorenne con problemi motori, rinchiusi all`interno di un appartamento fatiscente. I giovani, probabilmente, erano segregati lì da qualche giorno, anche se accertamenti in questo senso sono in corso in questo momento da parte della Procura di Palmi, dei carabinieri di Gioia Tauro e della Procura dei minori. I giovani sono stati subito trasportati all`ospedale della città del porto per essere visitati dai medici. L`operazione di polizia era scattata questa mattina nel quartiere Ciambra di Gioia Tauro, una sorta di ghetto all`interno del quale vive da molto tempo una parte della comunità rom di Gioia Tauro. Il blitz nel quartiere avvengono a cadenza quasi regolare, di solito alla ricerca di armi e droga. Stamattina, però, gli investigatori si sono imbattuti durante la perquisizione di un appartamento in una delle palazzine del quartiere, in una porta chiusa. Appena l`hanno aperta, i carabinieri hanno scoperto i sei giovani.
Erano stati segregati in una situazione di estrema precarietà igienica e sanitaria, oltre che fisica e psichica, i sei ragazzi, quattro dei quali minorenni, liberati dai carabinieri nel quartiere Ciambra, occupato dai rom, di Gioia Tauro. Trasportati in ospedale, nella vicina Polistena, sono stati poi dimessi dopo i necessari accertamenti sul loro stato di salute. Tra loro anche delle ragazzine. Solo uno dei due maggiorenni è stato trattenuto nel reparto di psichiatria in quanto affetto da problemi di natura mentale. I ragazzi appartengono allo stesso nucleo familiare. Una situazione, la loro, definita «spaventosa» dagli inquirenti.
LE SCUSE DELLA NONNA
La nonna dei ragazzi segregati nel campo rom di Gioia Tauro, Fiorina Amato, di 60 anni, agli inquirenti ha sostenuto che all`interno della stanza era custodito solamente il ragazzo adulto con problemi psichici e motori e che tutti gli altri si sono nascosti quando «hanno sentito le sirene delle macchine delle forze dell`ordine». La donna è stata sentita dagli inquirenti ai quali ha fornito una serie di giustificazioni sull`accaduto. La sessantenne ha sostenuto anche che il ragazzo era stato sistemato nella stanza perché si temeva che «potesse fare male a qualcuno».
Poi Fiorina Amato, mentre veniva arrestata, si è detta dispiaciuta per quanto accaduto e ha sostenuto che «mi occuperò dei miei nipoti, li farò andare a scuola e gli darò tutto quello che vogliono». Quando gli investigatori sono entrati nella stanza hanno trovato una situazione definita «spaventosa» perché le condizioni igienico-sanitarie erano «pessime».
I ragazzi, una volta liberati, hanno mostrato difficolta` a camminare come segno evidente di una «lunga reclusione nella stanza dell`appartamento». (0050)