Protocollo antimafie, Lamezia esempio nazionale
ROMA “Municipi senza mafie”. Questo il titolo scelto per il primo protocollo antimafie della Capitale, promosso dall’associazione antimafie daSud e sottoscritto, ieri, da tutti i presidenti dei Quind…

ROMA “Municipi senza mafie”. Questo il titolo scelto per il primo protocollo antimafie della Capitale, promosso dall’associazione antimafie daSud e sottoscritto, ieri, da tutti i presidenti dei Quindici Municipi di Roma. Con la firma del protocollo i presidenti si impegnano a promuovere, nella propria giunta e nel consiglio municipale, l’approvazione di una delibera antimafia, per la giustizia sociale e la sicurezza, composta da cinque punti: appalti, corruzione, gioco d’azzardo, beni confiscati, formazione e istruzione. Nel primo punto si fa riferimento alla delibera approvata dalla giunta di Lamezia Terme, come modello per contrastare l’infiltrazione mafiosa negli appalti e nei contratti pubblici di competenza del Comune.
«È positivo – ha detto il sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza – che anche a Roma, dove il radicamento delle mafie purtroppo è sempre più forte, sia stata sottoscritta una carta d’intenti per mettere in pratica azioni concrete di prevenzione e contrasto del radicamento mafioso. Il riferimento poi al nostro comune e alla delibera sugli appalti, come modello a cui ispirarsi, è motivo di grande soddisfazione. Il Comune di Lamezia Terme, con questa delibera, ha inteso dotarsi di una strumentazione permanente e generale per evitare e ridurre i rischi di infiltrazione mafiosa nelle attività del Comune».
«L’attività amministrativa – si legge nel protocollo – e di gestione svolta dagli enti territoriali – ma anche da strutture di decentramento quali i Municipi di Roma – rappresenta un’area di rischio per l’infiltrazione delle mafie, soprattutto in riferimento alla mafia degli affari e degli appalti che si nutre e si alimenta di connivenze, complicità e scarsa attenzione. In particolare, sugli appalti esistono normative specifiche a presidio di tali attività, finalizzate a garantire trasparenza ed economicità o specificamente rivolte al contrasto delle mafie. Ma esiste la possibilità di rendere più efficaci e stringenti tali norme attraverso decisioni – motivate e argomentate – da parte degli enti territoriali, come dimostrato dalla Delibera del Comune di Lamezia Terme del 2010 (deliberazione n. 330 del 15/10/2010). Ciò che emerge con forza dalla delibera citata è la volontà politica di fare un “passo in più” rispetto alla normativa vigente, allargando il campo di applicazione di alcune buone pratiche antimafia e rafforzando tale posizione politica con argomentazioni di carattere normativo e giurisprudenziale. In particolare, nell’ambito della gestione degli appalti di propria competenza si impegna a mettere in campo un’arma potente contro l’infiltrazione delle mafie e quindi a estendere l’obbligo per i propri uffici di rivolgere richiesta di informazioni antimafia al Prefetto in relazione alle imprese coinvolte, per ogni appalto superiore a 150 mila euro (limite di 300 milioni di lire previsti dal Dpr n. 252/1998, art. 1), anche se inferiore alla soglia comunitaria, attualmente fissata in 5 mln di euro per le opere pubbliche (dpr n. 252/1998, art. 10); prevedere la facoltà di inserire nei contratti una clausola di recesso, che consenta all’ente di recedere senza penali da un contratto e l’obbligo per i propri uffici ad applicarla nel caso in cui l’informativa prefettizia su infiltrazioni mafiose arrivasse a lavori già iniziati; adottare l’obbligo di escludere da tutte le gare (anche al di sotto della soglia minima di 150 mila euro precedentemente citata), in qualsiasi momento, le imprese legate alle mafie, qualora il Municipio acquisisca o sia ufficialmente informato circa provvedimenti dell’autorità giudiziaria». (0070)