ROMA «È un fatto che è scivolato via come l`acqua sul marmo me è un fatto: la `ndrangheta è in Piemonte.Tutto ciò spesso suscita sorpresa e incredulità ma è vero». Giancarlo Caselli, procuratore capo di Torino, storico esponente della lotta antimafia, traccia un bilancio a 10 giorni esatti dalla pensione davanti alla Commissione d`inchiesta parlamentare. Per superare l`incredulità con cui spesso si valutano o commentano tali indicazioni della magistratura Caselli snocciola una serie di dati e lascia all`Antimafia una decina di rapporti. Ci sono state 163 imputazioni per 416 bis per la `ndrangheta nella regione; 107 sono stati i condannati, 33 assolti e 12 recentemente rinviati a giudizio. Sono state erogate pene per oltre 944 anni e 855 anni solo per l`associazione mafiosa legata alle `ndrine. Il procuratore capo ha detto che da tempo è stato predisposto uno speciale pool e si è coordinata l`azione delle diverse polizie in alcune importanti operazioni come “Minotauro”, “Alba dorata” e “Colpo di coda”. «Vedo sempre incredulità o scetticismo quando si parla di questa presenza ma è una situazione reale, concreta, tangibile: se ne deve tener conto».
«Che la `ndrangheta esista in Piemonte – ha aggiunto il procuratore Caselli – oggi lo possiamo dire con ragionevole e riscontrata certezza, ma anche in passato alcune inchieste avevano rivelato la presenza della `ndrangheta in Piemonte. Con l`operazione “Minotauro” molti si sono stupiti. Ma basta dire che in Piemonte nel 1983 è stato ucciso il procuratore della Repubblica di Torino Caccia, eppure la `ndrangheta fuori dalla propria regione non aveva mai ucciso personaggi eccellenti men che meno magistrati». Per quanto riguarda le misure di carattere patrimoniale, con il sequestro dei beni alle organizzazioni `ndranghetiste sono stati avviati nell`ultimo anno 140 provvedimenti, mentre erano 30 nel 2010. (0050)
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