La lenta agonia delle Province
È al rush finale il disegno di legge che trasforma le Province in assemblee di sindaci e fa nascere città metropolitane: i sì alla Camera sono stati 277, i no 11, gli astenuti 7. Hanno votato a favor…

È al rush finale il disegno di legge che trasforma le Province in assemblee di sindaci e fa nascere città metropolitane: i sì alla Camera sono stati 277, i no 11, gli astenuti 7. Hanno votato a favore Pd, Nuovo centrodestra, Scelta civica, Per l`Italia; contro Lega e Sel; M5S e Forza Italia non hanno partecipato al voto. Il provvedimento deve passare adesso all`esame del Senato. Ma l`approvazione è avvenuta in un clima di tensione. Tra urla e contestazioni.
La norma avrà importanti ripercussioni anche in Calabria. Non si voterà a Crotone per il rinnovo del consiglio provinciale quando nella prossima primavera scadrà il mandato di Stano Zurlo e arriverà un commissario. E la stessa cosa succederà a Cosenza dove l`amministrazione provinciale è guidata da Mario Oliverio; non si voterà a Vibo Valentia, dove la Provincia è commissariata da novembre 2012; e non si voterà a Catanzaro dove Wanda Ferro dal primo maggio scorso è commissario straordinario dell’Ente che, da presidente, aveva retto nei cinque anni precedenti.
LA RIFORMA Ma cosa prevede la nuova normativa? Innanzitutto la trasformazione dei consigli provinciali in assemblee dei sindaci, che lavoreranno a titolo gratuito; poi l`istituzione di 9 città metropolitane; e la disciplina della fusione dei Comuni. Nell`intento del disegno di legge, che dovrà essere ora discusso dal Senato, le province comprenderanno aree più vaste di quelle attuali e i loro rappresentanti saranno designati non più dai cittadini, ma dagli amministratori locali, che sceglieranno tra i sindaci dei comuni del territorio. Rispetto a oggi, non bisognerà pagare gli stipendi a presidenti, consiglieri e assessori. La struttura portante della Repubblica delle autonomie dovrebbe avere il suo perno su due soli livelli territoriali di rappresentanza politica: i Comuni e le Regioni.
LE PROTESTE DELL`UPI Intanto, dal fronte delle Province, parte un ultimo tentativo di “resistenza”, guidato dal presidente dell`Upi, Antonio Saitta: «Il governo e il Parlamento – attacca – diranno che hanno abolito le province, ma la verità è che non solo sono state mantenute, ma è stato fatto un gran pasticcio che ci preoccupa. Perché con questo pasticcio sono a rischio servizi essenziali per i cittadini». Nel mirino finiscono in particolare le norme – contenute nella legge di stabilità – che impediscono le elezioni delle 52 Province i cui mandati scadono a primavera e delle 20 commissariate nel 2012. Viene leso «un diritto inalienabile di cittadinanza, l`Upi presenterà ricorso e il primo, da privato cittadino, sarà il mio», ha detto Saitta. E ancora: «Vietando ai cittadini di votare chi li amministrerà la legge di stabilità lede il diritto di voto libero, segreto, e non limitabile, sancito dall`articolo 48 della Costituzione». (0030)