Il "cuore matto" del narcos Pannunzi
Dopo due evasioni, una lunga e dorata latitanza, Roberto Pannunzi, “El Tigre” del traffico internazionale di droga, riprova a lasciare la cella in cui è rinchiuso dallo scorso luglio. Secondo quanto…

Dopo due evasioni, una lunga e dorata latitanza, Roberto Pannunzi, “El Tigre” del traffico internazionale di droga, riprova a lasciare la cella in cui è rinchiuso dallo scorso luglio. Secondo quanto riferisce oggi “Il Fatto quotidiano”, Pannunzi in videoconferenza ha chiesto al gup di essere trasferito in una struttura sanitaria. Sarebbe la terza volta, nelle due occasioni precedenti “Bebè” riuscì a darsi alla fuga. Nel 2004 venne ritrovato a Madrid. Tornato in carcere Pannunzi nel dicembre del 2010 chiese e ottenne il ricovero nella casa di cura Villa Sandra. La nuova fuga è terminata solo pochi mesi fa in Colombia.
Ora i suoi problemi cardiaci tornano all`attenzione dell`autorità giudiziaria. In questo caso, però, la cartella clinica del narcos sembra fare a pugni con il contenuto di alcune intercettazioni. Gli inquirenti, nelle indagini culminate con la sua cattura, sono riusciti a captare alcuni dialoghi tra Pannunzi e la sua compagna e complice Caterina Palermo. Nelle registrazioni sarebbero contenuti i racconti delle notti di fuoco della coppia. Una passione tanto intensa da risultare inconciliabile con il presunto stato di salute del “Tigre”. Ora toccherà al giudice decidere il futuro del Pablo Escobar italiano.
La sua storia criminale inizia nel 1983 quando viene arrestato insieme al mafioso siciliano Salvatore Miceli.
Negli anni `90 il suo nome compare in un traffico di eroina fra calabresi e mafia turca. Dopo che il 28 gennaio 1994 venne arrestato a Medellin in Colombia dalla Polizia nazionale colombiana per traffico di droga ed estradato in Italia, nel 1999 riesce a evadere da una clinica romana mentre era agli arresti domiciliari. Nel 2002 torna in Colombia. Da lì continua a gestire il traffico di droga. La latitanza finisce nel 2004 a Madrid
L`ultimo arresto è del 5 luglio 2013 in un centro commerciale a Bogotà. Il giorno dopo viene trasferito in Italia, a prenderlo in consegna va anche il procuratore aggiunto di Reggio Nicola Gratteri.