Clan Ficara alla sbarra, pesanti richieste di condanna
Nove assoluzioni, ma anche pene pesantissime per molti degli imputati. Sono estremamente articolate le richieste avanzate dal sostituto procuratore Stefano Musolino al termine della sua requisitoria…

Nove assoluzioni, ma anche pene pesantissime per molti degli imputati. Sono estremamente articolate le richieste avanzate dal sostituto procuratore Stefano Musolino al termine della sua requisitoria al processo Reggio Sud, che ha fotografato l’evoluzione del clan Ficara. Un clan bifronte, cresciuto attorno a due ceppi impersonati dai cugini Giuseppe Ficara, detto “il gioielliere”, costituitosi dopo due anni di latitanza proprio durante il processo, e Giovanni Ficara, soprannominato anche “Coca cola”, già condannato a lunghe pene detentive in altri procedimenti. Stando all’impostazione accusatoria sono loro ad aver guidato le due articolazioni del clan che negli ultimi anni hanno esteso il proprio dominio anche sulla frazione di Pellaro, nell’immediato hinterland reggino.
Un clan su cui oggi si sono abbattute le pesantissime richieste di pena del pubblico ministero. Quella più alta – 31 anni di reclusione – è stata chiesta per Carmelo Riggio, mentre solo un anno di meno, per un totale di 30 anni di reclusione è la condanna invocata per Benito Mariano Foti, considerato l’anello di congiunzione fra il clan e la comunità rom, imputato per associazione mafiosa, ma ritenuto responsabile diretto anche di diversi reati fine. Pesantissima anche la pena chiesta per Vincenzo Principato, l’ex vicepresidente dell’Acr Messina, considerato elemento di spicco del clan a Pellaro – al cui sostegno avrebbe contribuito tanto con truffe a società finanziarie, come con la partecipazione a reati di violenza – per il quale il pm Musolino ha chiesto 23 anni di reclusione.
Sono 21 invece gli anni di reclusione chiesti per il boss Pino Ficara, giunto a processo senza precedenti da scontare e che deve rispondere dell’accusa di associazione mafiosa, mentre 18 anni sono stati chiesti per Stefano Sapone. Per il pm Musolino dovrebbe invece scontare 17 anni di condanna Giovanni Zappalà, mentre 16 anni sono stati chiesti per Domenico Ficara. Per la pubblica accusa sono tutti da condannare a 13 anni di reclusione Antonino Campolo, Leonardo Bruno, Carmelo Latella, Santo Siclari, Paolo Manti e Alessandro Chizzoniti 13 anni, mentre è di 10 anni più cinquemila euro di multa la pena chiesta per Romano Amato e di 9 anni e 7500 euro di multa quella invocata per Carmelo Bevilacqua.
Arriva una nuova pesante richiesta di condanna anche per il boss Giovanni Ficara, per il quale il pm Musolino ha chiesto al Tribunale che venga inflitta una pena di 9 anni e cinquemila euro di multa, in continuazione con le condanne rimediate nei procedimenti Reale e Infinito. Per lo stesso principio, aggiungono un ulteriore anno di detenzione alle pesanti pene già rimediate in altri procedimenti Costantino Carmelo Billari e Demetrio Praticò.
Pene minori sono state chieste per Camine Iacopino e Francesco Fontana, per il pm da condannare a 5 anni, Consolato Geria, per il quale sono stati chiesti 4 anni di reclusione, mentre sono tre gli anni di carcere chiesti per Angelo Principato, Demetrio Geria, Luciano Netti e Bruno Pizzi. Si limita invece ad un anno di reclusione la pena richiesta per Antonella Piromalli e Rosa Sarrocco, a sei mesi quella chiesta per Fortunato Cilione, mentre per Domenico Ficara la pubblica accusa ha chiesto un mese di carcere.
Numerose le assoluzioni chieste dalla pubblica accusa. Per il pm Musolino dovrebbero uscire indenni dal procedimento Barbara Quattrone, Carmelo Quattrone, Costantino Suraci, Luigi Musolino, Giuseppe Mento, Fortunato Raffaele Lopez, Augusto Giuffrida e Annamaria Latella.
È con queste richieste che il pm Stefano Musolino ha tirato le fila di un procedimento durato oltre un anno, che ha progressivamente svelato come il clan controllasse buona parte della periferia sud di Reggio, da Ravagnese a Bocale, mentre affondava i propri tentacoli finanziari nei più diversi settori, dall’immobiliare a quello creditizio, passando per il mondo dell’edilizia e della logistica. Ma gli interessi del clan non si limitavano a Reggio Calabria. L’inchiesta ha svelato infatti la presenza dei Ficara nella provincia di Milano dove – in previsione dell’Expo 2015 – erano state acquisite quote societarie di aziende in difficoltà, tramite la concessione di prestiti erogati da una società finanziaria. Un’esca per imprenditori in difficoltà che avrebbe però spalancato le porte all’ingresso dei Ficara in Lombardia. (0080)