Fondi ai gruppi consiliari, chiesto il processo per Serra e Rappoccio
REGGIO CALABRIA Nuova tempesta in arrivo per la politica calabrese. La Procura generale di Reggio Calabria ha chiesto il rinvio a giudizio per l`ex consigliere regionale di “Insieme per la Calabria”…

REGGIO CALABRIA Nuova tempesta in arrivo per la politica calabrese. La Procura generale di Reggio Calabria ha chiesto il rinvio a giudizio per l`ex consigliere regionale di “Insieme per la Calabria”, Antonio Rappoccio, e per il suo ex capogruppo Giulio Serra.
Già imputato per corruzione elettorale, associazione a delinquere, truffa e peculato nel procedimento che punta ad approfondire il sistema nascosto dietro le tre presunte cooperative fantasma a lui riconducibili e costituite – secondo l`accusa – esclusivamente per alimentare una personalissima macchina elettorale, Rappoccio è oggi finito anche nel mirino della Procura generale per diffamazione a mezzo stampa, peculato, truffa e falso in scrittura privata. Su richiesta dell’avvocato generale dello Stato, Francesco Scuderi – titolare dell’inchiesta sull’ex consigliere dopo l’avocazione disposta dalla Procura generale – l’ex uomo forte del Pri dovrà presentarsi il prossimo 11 marzo di fronte al gup Massimo Minniti per l’udienza preliminare insieme a Giulio Serra, per la Procura generale responsabile di concorso in peculato, e a decine di collaboratori, accusati di aver a vario titolo contribuito alla costruzione di quella presunta industria del consenso nascosta dietro le tre coop.
Rappoccio e Serra: l`accusa di peculato per 70mila euro
Per i due politici l’accusa è pesante. Se per la Procura Rappoccio si sarebbe appropriato di quasi 70mila euro di contributi per i gruppi emessi dalla regione, Giulio Serra, “consapevolmente violando i doveri inerenti alla sua carica”, non avrebbe fatto nulla per impedirlo. Una contestazione che a Serra viene mossa anche nell’ambito dell’inchiesta Rimborsopoli – l’indagine sui gruppi regionali tuttora in fase istruttoria, condotta dal procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e dal pm Matteo Centini, e che vede indagati 13 capigruppo di tutti gli schieramenti – ma che per l’ex capogruppo di Insieme per la Calabria, la Procura generale ha già sviscerato in dettaglio nel procedimento scaturito dagli approfondimenti sul cosiddetto “Sistema Rappoccio”.
Per Scuderi, l’ex consigliere Rappoccio, “con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso” e “con il concorso di Giulio Serra, il quale nella qualità di presidente del gruppo aveva la disponibilità di un fondo messo a disposizione annualmente”, si sarebbe appropriato – si legge nelle durissime contestazioni formulate dall’avvocato generale – “della somma di euro 23.300 nell’anno 2010, di euro 28.000 nell’anno 2011 e di 16.500 nell’anno 2012, quindi complessivamente di 67.800 euro, che utilizzava per fini non istituzionali, consegnata a mezzo di assegni bancari emessi sul conto corrente del gruppo”. Fondi – specifica Scuderi – consegnati “dietro semplice richiesta del Rappoccio, dal Serra, senza che questi, come sarebbe stato suo preciso dovere, chiedesse spiegazioni sulla destinazione del denaro di volta in volta erogato o comunque si accertasse della legittimità della spesa”.
La presunta truffa: galeotta fu la fotocopia
Somme che Rappoccio – stando alle carte della Procura generale – avrebbe tentato di giustificare in modo fraudolento con fatture false “apparentemente emesse dalla ditta tipolitografia Rosato” o inesistenti versamenti all’associazione “Il nodo di Ipazia”, o che si sarebbe fatto rimborsare due volte. All’ex consigliere si contesta anche di aver formato “attraverso fotocopiatura dei duplicati dei documenti di spesa, fra cui n.7 biglietti di viaggi in aereo, ricevute di taxi, che consegnava a Giulio Serra al fine di giustificare la relativa spesa, mentre gli originali venivano depositati presso un apposito ufficio del consiglio regionale, che procedeva al rimborso”. Circostanze che a Rappoccio sono costate anche un’accusa per truffa consumata ai danni della Regione Calabria, cui si aggiunge una contestazione per diffamazione a mezzo stampa “per aver offeso la reputazione di Tommasini Pasquale”, ex collaboratore del politico divenuto in seguito suo grande accusatore, definito dall’ex uomo forte del Pri “un burattino strumentalizzato da menti farneticanti”. Parole non solo poco carine, ma soprattutto penalmente rilevanti.
Il “sistema Rappoccio” inguaia dieci persone
Ma nei guai sono finiti anche i collaboratori di Rappoccio, che a vario titolo hanno contribuito alla costruzione di quel “sistema” – già oggetto di indagine in un altro procedimento che vede imputato l’ex consigliere – che avrebbe utilizzato l’endemica e profonda fame di lavoro presente in Calabria per alimentare la personalissima macchina elettorale del politico. Per il pg Scuderi, Santo Surace, Maria Antonia Fedora Catanzariti, Roberta Arcidiacono, Luigi Mariani, Domenico Lamedica, Elisa Campolo, Consolato Occhiuto, Andrea Gullì, Santo Mandalari, Loredana Tolla, Emilio Domenico Tripepi e Francesco Antonio Verbaro sarebbero tutti responsabili di essersi associati per consentire a Rappoccio di “essere eletto così come avvenuto, nonché di tentare di far eleggere al consiglio comunale, nel maggio 2011, Campolo Elisa che, pur non venendo eletta, otteneva un gran numero di voti ed infine di disporre di un congruo serbatoio di voti in vista delle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento nazionale”.
Centinaia e centinaia di giovani e meno giovani di Reggio Calabria sarebbero stati ingannati tanto da Rappoccio, come dai suoi collaboratori, con la promessa di un impiego che sarebbe arrivato in cambio di sostegno elettorale. Se così fosse, ci troveremmo davanti a uno dei più vecchi trucchi della peggiore politica, eletto a sistema e convertito in «industria del consenso» – secondo quanto hanno ricostruito diverse inchieste e nel tempo ha denunciato l’avvocato Aurelio Chizzoniti – grazie a tre presunte cooperative fantasma, costituite esclusivamente per alimentare la macchina elettorale dell’onorevole. “Il Rappoccio – si legge nella richiesta di rinvio a giudizio – approfittando della grave crisi occupazionale in atto in questa Regione, ancor prima della campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale della Calabria, iniziava a prospettare concrete possibilità di lavoro presso cooperative strumentalmente costituite che, a suo dire, avrebbero dovuto operare in vari settori e, per ultimo, in quello fotovoltaico attraverso la cooperativa Alicante, la quale nel novembre 2008 bandiva un concorso per la copertura a tempo indeterminato fino a 400 posti di varie categorie professionali, di cui 250 vincitori e 150 idonei in graduatoria, che prevedeva l`assunzione dei vincitori con un contratto individuale di lavoro da parte di una multinazionale operante nel settore della produzione di energia alternativa”.
«A tale concorso – si legge nell’attenta e precisa ricostruzione del pg –, gestito in un secondo momento dalla Iride Solare srl ed infine dalla Sud Energia, società create ad arte dal Rappoccio per continuare a proseguire i suoi fini illeciti e nel contempo fare sparire dalla scena quegli enti sui quai si erano appuntati i sospetti della stampa locale e le accuse del denunciante avvocato Chizzoniti, partecipavano 850 persone circa, cui veniva richiesto, in vista delle consultazioni elettorali del marzo 2010 per il rinnovo del consiglio regionale della Calabria, il proprio sostegno e quello di parenti e amici al Rappoccio, il cui successo veniva prospettato come elemento fondamentale per il raggiungimento dell’obiettivo della creazione dei posti di lavoro oggetto del bando. In particolare, a ognuno dei partecipanti al concorso veniva consegnata una scheda, da restituire ai collaboratori-correi del Rappoccio, la sua segreteria, con l’indicazione degli elettori dei quali si assicurava il voto, l’ubicazione del seggio ed il numero della sezione elettorale».
Illusi e indagati
Un’illusione perfettamente congegnata, ma che potrebbe costare cara anche a quei partecipanti al concorsone che avrebbero ceduto al presunto r
icatto del “sistema Rappoccio”. Nonostante le promesse di futuro lavoro siano state disattese, anche Antonio Scimone, Ylenia Comerci, Antonino Caridi, Santino Nucera, Filippo Nucera, Antonino Malara e Domenico Quattrone dovranno presentarsi di fronte al gup. (0020)