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MEDIA E POTERE | De Rose: «Un trappolone». Regolo: lo querelo

COSENZA Umberto De Rose parla con Repubblica di un «trappolone» ai suoi danni. Luciano Regolo gli risponde con una querela e respinge sdegnosamente l`accusa di aver ordito un complotto ai danni dello…

Pubblicato il: 05/03/2014 – 15:04
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MEDIA E POTERE | De Rose: «Un trappolone». Regolo: lo querelo

COSENZA Umberto De Rose parla con Repubblica di un «trappolone» ai suoi danni. Luciano Regolo gli risponde con una querela e respinge sdegnosamente l`accusa di aver ordito un complotto ai danni dello stampatore. Volano (ancora) stracci e voleranno carte bollate nel caso della mancata stampa dell`Ora della Calabria.

IL «TRAPPOLONE» SECONDO DE ROSE
«Sono stato ingenuo. Era tutto un trappolone, e io invece parlavo liberamente. Ma ora chiarirò tutto con i magistrati». Lo dice a Repubblica Umberto De Rose, l`imprenditore e stampatore de L`Ora della Calabria indagato con l`accusa di violenza privata, per la telefonata con l`editore Alfredo Citrigno per non far uscire la notizia dell`indagine sul figlio dell`ormai ex sottosegrerario Gentile. «Vengo etichettato soprattutto per come mi esprimo – dice -. Perché certi nostri dialetti del sud, a un uditorio nazionale, si sa, subito richiamano i modi di fare di certe associazioni particolari».
«Mi scuso, sono dispiaciuto per il linguaggio. Ma sereno sulla sostanza – aggiunge -. Io ero disteso sul divano a un`ora di notte, in confidenza col giovane editore, Alfredo, che ho visto crescere» e «mi volevo accertare che la notizia fosse fondata sennò ne rispondo pure io. Dall`altro lato, il ragazzo parla un italiano precisino e c`è un direttore che mi registra, e usa tutto per le sue orge mediatiche. Perché? Cosa devo pensare, se non che sia stato un trappolone per abbattere un loro nemico?».

REGOLO: «LO QUERELO»
La replica di Luciano Regolo non si fa attendere. «Ho dato mandato per querelare il signor Umberto De Rose per diffamazione per quanto da lui dichiarato a La Repubblica», spiega il direttore dell`Ora della Calabria in una nota.
«Io non ho partecipato – prosegue Regolo – né a “complotti” né ordito “orge mediatiche”. Le sue parole oltre che grottesche sono gravemente lesive del mio onore e della mia dignità personale e professionale. De Rose, d`altra parte, nella
telefonata da me registrata (esclusivamente per tutelare la libertà mia e della redazione, viste le pressioni che stava esercitando sull`editore) mi offende  pesantemente: “stu cazzu e Regulu”, “che gliene frega di pubblicare sta notizia ppè nu pruritu e culu?”, “ci hai dira a lu direttori che chi fa male a te fa male pure a lui e a lu giornale e che gliene viene a lui, nculo a chi gli è vivo?”. Cito solo alcune delle frasi intollerabili che adopera nel parlare del sottoscritto. Senza contare che suggerisce all`editore persino la linea editoriale da seguire nei giorni a venire».
«Il signor De Rose dimentica forse – aggiunge Regolo – di aver spedito all`editore alle 20.57 della notte della mancata messa in stampa dell`Ora della Calabria il seguente sms: “Alfredo ti hanno chiamato ma non hai risposto, fammi sapere”. Messaggio che combacia perfettamente con quello spedito dal figlio del senatore, Andrea Gentile, protagonista della notizia che si intendeva censurare, il quale alle 21.18 scrive sempre all`editore: “Alfredo ho provato a chiamarti ma non sono riuscito a sentirti… ho avuto modo di parlare con Umberto e volevo ringraziarti sinceramente per quanto farai”. Di tutto ciò, io ho appreso solo quando avevo dato il visto si stampi con la notizia dell`indagine aperta sul figlio del senatore Gentile. Io non ordisco trappole, non mi presto a piani distruttivi verso chicchessia, rispetto la dignità e la professionalità altrui, ho registrato quella telefonata per mia iniziativa trovandomi
accanto all`editore, nella sua auto, perché messo al corrente delle pressioni che lui da ore stava subendo per convincermi a togliere quella notizia».
«E non mi pento di averlo fatto – conclude Regolo – perché oggi risulta documentato uno scenario triste e oscuro, che opprime tutta la nostra regione e non certamente per un fatto di dialetto, come sostiene, De Rose offendendo anche l`umana intelligenza». (0020)

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