Cassazione: non è stata provata la presenza della `ndrangheta in Piemonte
TORINO La presenza della `ndrangheta in Piemonte non è stata provata dal primo processo dell`inchiesta “Minotauro”. «Non è dubitabile che si siano verificati fatti di intimidazione indicativi dell`es…

TORINO La presenza della `ndrangheta in Piemonte non è stata provata dal primo processo dell`inchiesta “Minotauro”. «Non è dubitabile che si siano verificati fatti di intimidazione indicativi dell`esistenza di un`organizzazione criminale riconducibile a soggetti di origine calabrese» e persino di «tipo mafioso», ma quello che manca è la conferma dell`attività di cosche «in un contesto organizzato» e in contatto con le «case madri» in Calabria. Dice questo la sentenza con cui la Cassazione ha annullato la condanna di due imputati, Francesco D`Onofrio e Francesco Tamburi. I supremi giudici hanno ordinato un nuovo processo. D`Onofrio e Tamburi erano stati condannati in appello a 15 e 8 anni di carcere in qualità di «figure di vertice» della `ndrangheta, che a Torino e provincia era articolata, secondo l`accusa, in nove cosche chiamate “locali” e in una struttura, definita “crimine”, dedicata a svolgere azioni violente «nell`interesse dell`intera compagine». Alle obiezioni della difesa, secondo la Cassazione, la Corte d`appello ha però opposto «risposte carenti e in parte contraddittorie». Ora nel nuovo processo i giudici dovranno («eventualmente e se possibile») accertare se i «fenomeni criminali», che in Piemonte esistono, siano davvero inquadrati «in un contesto organizzato su quella base territoriale».
La Cassazione critica la Corte d`appello perché non ha saputo dimostrare la presenza della banda chiamata “Crimine”. Anzi, ha portato degli argomenti di «obiettiva fragilità», al punto da «prestare il fianco» agli affondi della difesa quando «paventava addirittura che la “Crimine” fosse stata creata dagli inquirenti per poter incasellare i casi dubbi circa l`appartenenza a una “locale” di alcuni soggetti». (0050)