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Arsenale a Taurianova, l`allarme dei magistrati: stanno alzando il tiro

REGGIO CALABRIA «Non c’è alcun collegamento con il rinvenimento delle armi della scorsa settimana, se non il territorio analogo, tuttavia l’enorme disponibilità di armi è un segnale preoccupante». No…

Pubblicato il: 07/04/2014 – 15:30
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Arsenale a Taurianova, l`allarme dei magistrati: stanno alzando il tiro

REGGIO CALABRIA «Non c’è alcun collegamento con il rinvenimento delle armi della scorsa settimana, se non il territorio analogo, tuttavia l’enorme disponibilità di armi è un segnale preoccupante». Non perde occasione per essere chiaro il procuratore capo Federico Cafiero de Raho e ancor di più lo è quando si tratta di argomenti così delicati. Anche nel commentare i risultati dell’operazione dei carabinieri del Comando provinciale e della compagnia di Taurianova che con il coordinamento della Dda ha scoperto e reso inoffensivo un vero e proprio “centro assistenza tecnica” delle armi della `ndrangheta e al fermo di sei persone, il procuratore capo della Dda reggina è dunque tornato a spiegare perché il rinvenimento di quei dieci kalashninkov, scovati dalla Finanza una settimana fa, rappresenta un segnale d’allarme che la Procura non ha intenzione di sottovalutare.
«Non ci sono segnali di lotta fra le cosche, ma su tutti i territori registriamo intimidazioni messe a segno con armi da fuoco. Ma quel carico ingente di armi da guerra fa pensare a qualcosa di più serio, anche perché se le armi vengono spostate, significa che sono utili nel luogo in cui devono arrivare. Nessuno sposta armi senza motivo, se non c’è necessità di utilizzarle vengono tenute in luoghi sicuri». È questo il ragionamento che ha indotto la Procura a sottolineare con allarme che i clan stanno alzando il tiro e potrebbero pensare a un attentato contro gli uomini delle istituzioni. La rabbia per i colpi subiti non manca e di certo neanche i mezzi.
Nel Reggino di armi illegali ce ne sono tante, troppe. «Solo nei primi tre mesi dell’anno – elenca il comandante Lorenzo Falferi – abbiamo sequestrato 75 fucili e 46 pistole, per questo abbiamo proceduto a 19 arresti, esclusi i sei di oggi, e registriamo 9 rinvenimenti di armi». Numeri da capogiro se spalmati su meno di 90 giorni, cui sono da aggiungere quelli dell’operazione che all’alba di questa mattina ha portato i carabinieri a bussare alla porta di un casolare, nelle campagne tra Cinquefrondi e Rizziconi, nella disponibilità di Giuseppe Ladini, e a quelle di chi quel casolare frequentava. Già arrestato nelle scorse settimane perché trovato il possesso di tre fucili, due pistole, svariate munizioni, strumentazione necessaria per assemblare e riparare armi, svariati gruppi canna-culatta-otturatore, oltre che di cocaina, Ladini era da tempo oggetto delle indagini di inquirenti e investigatori. «Siamo partiti dalle indicazioni di un collaboratore di giustizia, Rocco Ierinò, ma monitorando Ladini il quadro si è rivelato molto più ampio», dice Cafiero de Raho per spiegare come le telecamere piazzate dagli investigatori abbiano documentato il via vai di uomini e donne che si rivolgevano all’armiere Ladini per “sistemare” la propria arma. È per questo motivo che sono finiti in manette Antonella Bruzzese, Lorenzo Bruzzese, Emanuele Papaluca, Antonio Raco, Leonardo Tigani, Antonio Valerioti, tutti “clienti” di Ladini, cui va aggiunto il nome di Ettore Crea, già arrestato in flagranza nelle scorse settimane perché, nel corso di un controllo stradale, veniva trovato in possesso di un fucile mitragliatore ar 180 calibro 5,56 con matricola parzialmente abrasa e privo di caricatore. «Ladini – sintetizza Falferi – riparava e assemblava le armi, era un tecnico esperto cui tutti si rivolgevano». La dimostrazione concreta che «le attenzioni investigative non sono rivolte solo ai livelli superiori ma anche agli elementi operativi», aggiunge Cafiero de Raho, che torna a fare appello ai cittadini: «Sarebbe importante che facessero un pezzetto in più, se collaborassero da noi si potrebbero aspettare copertura totale. Dobbiamo fare un patto per sconfiggere la `ndrangheta. Se collaboriamo possiamo farlo in alcuni mesi». (0050)

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