«Processate il clan Ascone»
REGGIO CALABRIA Per i magistrati della Dda Roberto di Palma e Alessandra Cerreti devono affrontare il processo i presunti capi e gregari del clan Ascone, coinvolti nell’operazione All Inside 3, scatt…

REGGIO CALABRIA Per i magistrati della Dda Roberto di Palma e Alessandra Cerreti devono affrontare il processo i presunti capi e gregari del clan Ascone, coinvolti nell’operazione All Inside 3, scattata nel giugno dello scorso anno. All’epoca, a finire in manette perché accusati a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, detenzione illegale di armi, ricettazione, favoreggiamento personale, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, danneggiamento, rapina – tutti reati aggravati dalle modalità mafiose – erano stati in 23, cui si sono aggiunte altre cinque persone in sede di chiusura indagini. Dovranno dunque a breve presentarsi di fronte al gup. È questo il quadro accusatorio che dunque a breve dovranno affrontare in sede di udienza preliminare Alessandro Ascone, Antonio Ascone, Francesco Ascone, Gioacchino Ascone, Maurizio Ascone, Michele Junior Ascone, Michele Ascone, Salvatore Ascone, Vincenzo Ascone, Gioacchino Bonarrigo, Giuseppe Bonarrigo, Nicola Bonarrigo, Gregorio Chindamo, Damiano Consiglio, Carmela Fiumara, Francesco Fiumara, Vincenzo Fiumara, Damiano Furuli, Rocco Furuli, Orlando Galatà, Giuseppe Gallo, Maria Rosa Gentile, Angelo Giordano, Francesca Marfea, Aldo Nasso, Carmelina Rao, Rocco Scarcella, Claudio Virgiglio.
Per gli inquirenti, sono tutti espressione degli Ascone di Rosarno, una delle famiglie satellite dei Bellocco, storica consorteria che da decenni detta legge nella Piana, e con i Pesce divide – in regime di più o meno stabile pacifica convivenza – affari e territorio. Una famiglia mafiosa – sostengono i magistrati – divenuta clan al fuoco della faida che l’ha opposta alla cosca Pesce.
Un conflitto dalle radici antiche, riconducibili al duplice omicidio di due elementi ritenuti vicini al gruppo Bellocco-Ascone, i fratelli Maurizio e Domenico Cannizzaro, freddati nel febbraio 1999 da assassini ancora senza un volto. Un delitto che gli inquirenti ritengono l’inizio della lunghissima e sanguinosa faida culminata nell’omicidio di Domenico Sabatino, uomo dei Pesce, e Vincenzo Ascone, uomo di fiducia di Giuseppe Bellocco, rimasto senza protezione quando il capoclan è finito dietro le sbarre. Una lunga scia di sangue che ha sporcato la Piana, su cui le indagini sono ancora in corso, ma attraverso cui inquirenti e investigatori sono riusciti a delineare la struttura organizzativa e il modus operandi degli Ascone, così come la loro intima connessione con i Bellocco, ma anche l’ampio raggio di interessi economici, concentrati soprattutto nel settore dei trasporti.
Alla chiusura delle indagini, quella degli Ascone appare come un’organizzazione criminale rigidamente strutturata, in cui ogni componente della famiglia – incluse le donne – ha un ruolo e un compito preciso.
Non semplici custodi delle regole della `ndrangheta, né mere portaordini, le donne della famiglia Ascone – dicono le indagini – si sono fatte promotrici di determinate iniziative criminali, come la vendetta per l’omicidio del figlio Domenico pretesa da Francesca Marfea, moglie di Salvatore Ascone, indicato come il reggente della cosca. (0040)