Caso Corecom, denuncia per diffamazione e ingiuria
REGGIO CALABRIA Nuove grane in vista per il segretario generale e direttore generale del consiglio regionale Nicola Lopez. A turbare – probabilmente – sonni e pensieri del funzionario della Regione C…

REGGIO CALABRIA Nuove grane in vista per il segretario generale e direttore generale del consiglio regionale Nicola Lopez. A turbare – probabilmente – sonni e pensieri del funzionario della Regione Calabria, non è semplicemente l’udienza preliminare del 9 maggio prossimo, quando il gup Antonio Laganà sarà chiamato a decidere se rinviarlo a giudizio assieme ad altri sei fra dirigenti e funzionari regionali, nonché a Giuseppe Arena, fratello dell’attuale assessore regionale alle Attività Produttive, Demi, per turbata libertà degli incanti e abuso d’ufficio in relazione al controverso appalto per la nuova sede del Corecom. Sempre in relazione a quell’appalto, per lui c’è un altro procedimento pendente di fronte al giudice di pace per diffamazione e ingiuria.
Il caso Corecom
A trascinarlo in Tribunale – ancora una volta – è stato l’architetto Francesco Righini, il medesimo imprenditore che con le sue denunce ed esposti ha convinto la magistratura che qualcosa di strano nell’assegnazione dei lavori per la realizzazione della nuova sede del Corecom c’è stata. È stato proprio lui, progettista per le ditte Lo Prete Group e Cippi srl, a denunciare che ad aggiudicarsi in via provvisoria quella gara sarebbe stata la ditta Aet, la società vincitrice dell’appalto di proprietà del presidente di Confindustria Reggio, Andrea Cuzzocrea, e del cognato Antonino Martino, il cui direttore tecnico è stato anche il professionista incaricato dello studio di fattibilità del progetto, dunque incompatibile. La Regione ha infatti deciso di affidare proprio a Giuseppe Arena – non solo direttore tecnico di Aet, ma anche socio della Arena srl, presente nella compagine sociale di Aet – lo studio di fattibilità, sulla base del quale il responsabile unico del procedimento, Vincenzo Romeo, avrebbe poi predisposto il progetto preliminare posto a base di gara. Un caso di conflitto di interessi, in gergo tecnico di incompatibilità ai sensi dell’articolo 90 del decreto legislativo 163 del 2006.
L`accesso agli atti
Ma nonostante si tratti di atti pubblici, per Righini non è stato facile documentarlo. Ed è proprio da questo che nasce l’ulteriore procedimento penale per diffamazione e ingiuria a carico di Lopez, accusato nel dettagliato esposto che l’imprenditore catanzarese ha presentato alla Procura della Repubblica. Quella gara, per lui e la Lo Prete Group, non era andata bene. «All’esito delle offerte – si legge nell’esposto – la ditta che rappresento si classificava al quarto posto essendo stata preceduta anche da un concorrente che pur stando indietro nella graduatoria, per l`eccesso dell`offerto ribasso (35%), mi sopravanzava. A quel punto, per poter comprendere ed apprezzare al meglio il lavoro svolto dalla commissione giudicatrice, la ditta Lo Prete Group richiedeva formalmente l`accesso agli atti che veniva autorizzato dal Rup per il giorno 3 luglio».
Ma ancor prima di aver esaminato gli atti, l’architetto, accompagnato dai tecnici che avevano collaborato alla stesura del complesso progetto, sarebbe stato informato proprio dal personale della Regione del doppio e incompatibile ruolo di Arena e del relativo conflitto di interessi.
Il «netto rifiuto»
«Preliminarmente alla presa in visione di tutti i verbali di gara e degli atti tecnico-amministrativi che erano stati richiesti, veniva riferito dall`ing. Romeo al geom. Bruno (tecnico delegato dalla ditta Lo Prete Group) che l`ingegner Arena (tecnico associato alla Ditta Aet risultata aggiudicataria provvisoria dell`appalto) era stato precedentemente incaricato della predisposizione di uno studio di fattibilità relativo alla realizzazione dell`opera oggi in appalto. A quel punto invitavo il Rup a rilasciarmi in copia gli atti con cui era stato incaricato e liquidato per il lavoro svolto dal citato Ingegnere ma, incredibilmente, mi veniva opposto un netto rifiuto adducendo pretestuose motivazioni del tipo che tali atti non facevano parte della gara e, conseguentemente, non avevo diritto a poterli avere neanche in visione». Ma alle proteste dell’architetto, l’ingegnere Romeo – si legge nell’esposto – si sarebbe limitato a invitarlo a «formalizzare la richiesta (predisposta ad horas) che non ebbe seguito per il parere negativo deciso dal direttore generale dottor Lopez». Per di più, mette a verbale l’ingegnere Righini «il Rup mi comunicava che l`intera compagine non poteva accedere agli atti in quanto il regolamento regionale prevede che l`accesso è consentito ad un massimo di una o due persone».
«L`ordine» di Lopez
A sostenere ulteriormente – o forse troppo, stando all’esito della vicenda – le presunte ragioni dell’Ente, sarebbe quindi arrivato il direttore generale Lopez che «con fare deciso e voce piuttosto alterata, ci “ordinava” di lasciare la sala per i motivi spiegati dal Rup che presenziava in assoluto silenzio agli sproloqui dell’alto dirigente. Al mio netto rifiuto fui subito apostrofato verbalmente con frasi ed epiteti offensivi quali: “Qui non è nessuno, anzi, lei non è nessuno ed io la faccio sbattere fuori”». Ma – stando al racconto di Righini – il professionista avrebbe continuato a rivendicare i propri diritti. «Venivo ulteriormente aggredito alla presenza dei miei collaboratori e del Rup».
«Il palazzo è mio»
È qui che la situazione sarebbe precipitata: «Con fare minaccioso – mette agli atti l’ingegnere – (Lopez) mi si avvicinava con la mano alzata quasi ad accennare una sorta di reazione fisica, scongiurata prontamente dalla guardia giurata nel frattempo fatta chiamare dallo stesso Lopez per farci sbattere fuori non solo dalla sala, ma finanche dal palazzo, in quanto urlandomi contro ripeteva che “questa è casa mia e vi faccio sbattere fuori dal palazzo”». Il punto di non ritorno per Righini che avrebbe immediatamente chiesto e ottenuto l’intervento dei carabinieri. «Soltanto a seguito dell’intervento della forza pubblica, dopo quasi due ore di inutile attesa, il Rup, confortato dal parere del dottor Lopez, mi comunicava che avrei potuto far rientrare nella sala gare i collaboratori» per la consultazione degli atti. Un “lieto fine” che però non ha fatto recedere Righini dalla volontà di denunciare quanto accaduto. «È evidente che la mancata presenza degli specialisti di settore inficiava il mio diritto ad avere realmente accesso agli atti di gara e a quelli connessi, in conseguenza di un’azione intimidatrice configurabile come un autentico abuso di potere manifestato con arroganza inaudita e volgarità ingiustificabile, soprattutto perché esercitata da un alto dirigente pubblico». Una sintesi a tinte forti, ma che a grandi linee il pm Sara Amerio deve aver condiviso se è vero che ha disposto la citazione a giudizio di Lopez di fronte al giudice di pace di Reggio Calabria, dove dovrà rispondere di diffamazione e ingiuria. (0050)