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Il caso dell`Ora della Calabria in commissione Antimafia

REGGIO CALABRIA Alla fine, il procuratore capo della Dda Federico Cafiero de Raho non ce l’ha fatta a partecipare al primo dibattito organizzato nella redazione reggina dell’Ora della Calabria, da qu…

Pubblicato il: 28/04/2014 – 15:17
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Il caso dell`Ora della Calabria in commissione Antimafia

REGGIO CALABRIA Alla fine, il procuratore capo della Dda Federico Cafiero de Raho non ce l’ha fatta a partecipare al primo dibattito organizzato nella redazione reggina dell’Ora della Calabria, da quattro giorni occupata – al pari delle sede cosentina – dai giornalisti che rischiano di vedere svanire il proprio posto di lavoro. Ma il capo dei magistrati reggini – ha riferito Consolato Minniti, caposervizio dei cronisti reggini – ha voluto lanciare un segnale di vicinanza concreto. «Il procuratore Cafiero de Raho si è fatto portavoce della nostra battaglia presso la commissione parlamentare Antimafia e questa sera alle 20.15 una delegazione del giornale, assieme al vicesegretario nazionale della Fnsi, sarà ricevuta dai parlamentari oggi e domani in visita a Reggio Calabria».
Interlocutori importanti cui – è stato annunciato – si tenterà di spiegare una vicenda che – ha sottolineato il direttore Luciano Regolo – «più passano i giorni, più diventa torbida». Con il contributo del direttore di Zoomsud, Aldo Varano, del professore di diritto amministrativo Francesco Manganaro, del numero due della Fnsi, Carlo Parisi, ma anche del presidente della Provincia, Giuseppe Raffa, e dell’assessore provinciale alla Cultura, Edoardo Lamberti Castronuovo, come dei tanti che hanno affollato la redazione in questa prima giornata di apertura alla città, i giornalisti e il direttore dell’Ora hanno tentato di ricostruire i passaggi di una vicenda e una battaglia, che nelle parole di Regolo «non è in favore dell’editore o del liquidatore, ma dei giornalisti di queste redazioni. In una comunità civile, si difende un diritto non perché si è parte di un partito o l’altro, ma perché è un diritto e basta».
Ed è toccato proprio al direttore ripercorrere gli aspetti più oscuri della vicenda che ha visto protagonisti redattori e giornalisti de L’Ora, a partire dalle strane coincidenze che fanno sì che «il liquidatore sia anche il commercialista che si occupa dei beni della famiglia Citrigno finiti sotto sequestro, e sia assistito da un legale, che in precedenza aveva assistito la medesima famiglia quando De Rose aveva inviato la lettera capestro», ma anche dalle domande che per tanto, troppo tempo sono rimaste senza risposta e tali rimangono ancora. «Perché De Rose in questi anni ha continuato a stampare il giornale nonostante un enorme debito di 630mila euro? E perché stampare due pagine a colori, costa all’editore ventimila euro di più di quanto non possa costare altrove una stampa full color?». Questi non sono, ha sintetizzato Regolo, che alcuni degli aspetti ancora oscuri di una vicenda in cui nessuno né il liquidatore – stranamente frettoloso e determinato nel sospendere le pubblicazioni e ordinare l’oscuramento «del sito web che non era neanche della società editrice» – né l’editore Pietro Citrigno, né i soci di minoranza, come Greco, né lo stampatore e presidente di Fincalabra, Umberto De Rose, lesto a presentare – ricorda Regolo – il conto del debito pregresso quando altri imprenditori manifestano interessa per la testata – sembra giocare a carte scoperte. Il sospetto inquietante è che dietro l’intera vicenda – ha denunciato il direttore – ci sia una manovra – «l’accurduni» – per svuotare il giornale, mantenendo la testata da ricostituire in futuro con una redazione – forse – più malleabile. «Di fronte a questa arroganza del potere economico e politico che diventa potere di calpestio dei diritti anche costituzionalmente garantiti – ha voluto sottolineare ancora – questa non è una battaglia di questi settanta giornalisti, ma deve essere una battaglia di tutti». (0050)

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