Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 20:07
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 2 minuti
Cambia colore:
 

Quale primo maggio?

Il primo maggio è la festa del lavoro. In Calabria di quale lavoro stiamo parlando? Forse quello dei 30.000 mobilitati e/o cassintegrati in deroga che oltre a perdere il lavoro non percepiscono, perc…

Pubblicato il: 01/05/2014 – 12:22
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
Quale primo maggio?

Il primo maggio è la festa del lavoro. In Calabria di quale lavoro stiamo parlando?
Forse quello dei 30.000 mobilitati e/o cassintegrati in deroga che oltre a perdere il lavoro non percepiscono, perché non finanziati, alcun ammortizzatore sociale da 8 mesi.
Forse quello degli inoccupati che non hanno mai lavorato e che cominciano di nuovo da laureati ad emigrare in altri Paesi.
Forse quello che porta in Calabria il doppio della disoccupazione nazionale (28% contro il 13% nazionale) e della disoccupazione giovanile (40% contro il 65%).
Forse quello negato alle donne della nostra regione, vittime della discriminazione sociale e lavorativa.
Ma di quale lavoro stiamo parlando o intendiamo festeggiare. Quello derivante dalla percentuale delle esportazioni calabrese di merci e servizi che rasenta il ridicolo (0,1% sul totale nazionale ) 300 milioni di euro su 300 miliardi Italiani, un dato assolutamente da Terzo mondo. Gli unici certi di avere un lavoro (o meglio dire passatempo) lautamente retribuito sono i politici che ormai, ancorati nel palazzo del potere, confortati dalle loro laute prebende (10-15 mila euro al mese) non si accorgono, o per meglio dire sono indifferenti, allo tsunami sociale che sta travolgendo gli strati più deboli della nostra società.
Giovani, donne, anziani oggi in Calabria sono entità abbandonati a se stessi. Né tanto meno può dichiararsi innocente il sindacato, soprattutto quello confederale. Anni e anni di cedimenti nei tavoli governativi hanno falcidiato i redditi di chi lavora e distrutto le speranze di chi il lavoro lo cerca. La precarizzazione, l’atipicità del lavoro, l’espulsione dal ciclo produttivo di centinaia di migliaia di lavoratori, sono frutto dell’accordo scellerato tra governo e sindacati confederali di cui oggi si vedono gli effetti. A fronte del cedimento e come contropartita il Parlamento è pieno di sindacalisti che dovevano scontrarsi con il governo in nome dei diritti civili, sociali ed economici che sono alla base di ogni stato di diritto.
Altrimenti dovremmo considerare l’articolo 1 della Costituzione come una presa in giro.

*Segretario generale Fials Calabria

Argomenti
Categorie collegate

x

x