CATANZARO Un milione di euro di risarcimento. È quanto ha chiesto la Cgil di Catanzaro che si è costituita oggi parte civile, rappresentata dall’avvocato Francesco Pitaro, nel processo che vede imputato il presidente del Consorzio di bonifica “Alli punta di Copanello”, Grazioso Manno per alcune assunzioni irregolari effettuate nell’ambito dei lavori, mai conclusi, della diga del Melito.
Nell’udienza di oggi è stato ascoltato come teste Giuseppe Valentino, segretario del sindacato che con un esposto portò all’attenzione della magistratura il caso dell’eterna incompiuta.
Al centro dell’indagine, coordinata dal pm Domenico Guarascio, ci sono nove assunzioni che secondo l’accusa sarebbero avvenute in violazione delle normative che prescrivono per gli uffici pubblici il ricorso a graduatorie degli uffici di collocamento o comunque in seguito a procedure selettive improntate a trasparenza, economicità ed efficienza. Al contrario Manno, accusato di abuso d’ufficio, con tre diverse determine avrebbe assunto a tempo indeterminato nove persone a chiamata diretta «senza mai indicare l’eventuale normativa di settore derogante i principi e le prescrizioni legislative». Le 9 assunzioni erano invece giustificate con la presunta necessità «a seguito dei lavori di realizzazione della diga sul fiume Melito, di adeguare l’organizzazione di tutto il personale per garantire una maggiore efficienza operativa». Ma, secondo quanto sostenuto dal pm Guarascio nell’avviso di conclusione delle indagini, al contrario «risulta accertato come, per il periodo indicato nelle determine di assunzione, i lavori per la realizzazione delle diga sul Melito risultano sospesi; i locali tipo containers, in cui si sarebbe dovuta svolgere l’attività amministrativa alla base delle citate assunzioni non sono mai stati utilizzati».
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